Animale ha in anima una comune radice etimologica. Nel riferirsi alle tipicità degli animali, la storia dell'arte ha messo spesso in rappresentazione suggestive metafore teriologiche, dalla riproduzione ermetica fino all'ibrido fantastico.
Alice Zanin, nella produzione di opere in cartapesta offre un vero e proprio compendio di zoologia, quasi fantastica, ma mentre le zoologie d'invenzione presentano esseri composti di parti eterogenee, nel caso di Alice Zanin, la carica fantastica tende a riformularne la morfologia, spesso esasperando le caratteristiche fondamentali .In ciascuna delle realizzazioni, tutte di particolare eleganza, l'artista ha voluto esasperare alcune delle qualità che permettono la riconoscibilità dell'animale che diviene ancora una volta paradigma, questa volta non morale, ma formale. Il processo di stilizzazione e astrazione risponde, però, a un'istanza del pensiero e perciò subito ben colta dallo spettatore. L'anima-psiche dell'animale, nelle opere di Alice Zanin, finisce così per essere lo specchio deformante dell'anima-psiche dell'uomo.
La carta di giornale si presta ad una rivisitazione in chiave ironica del detto latino “verba volant sc rvare che fa lo strano effetto di una giraffa nel bel mezzo di una sala da pranripta manent”, dove l’eloquio, attinente all’umano, espropriato del proprio significato, assume sembianze animali, soggetto che ne è, per antonomasia, privo. Parole volanti, indecise, nitrite o pungenti, si avvolgono attorno a questi animali smagriti e fuggiaschi,assai pronti alla sparizione,attraverso la forma, l’inadeguatezza e scissione di un corpo di carne col sentire e i pensieri -tanto mutevoli e tormentati anche quando contengono un po’ di felicità.