La mostra di Palazzo Chiablese di Torino Matisse e il suo tempo, focalizza l’attenzione sul periodo e sugli artisti che caratterizzarono una delle più importanti pagine di storia dell’arte contemporanea. Un’epoca che vide nascere correnti e movimenti nella prima metà del XIX secolo come l’espressionismo ed il fauvismo.
Sin dalla sua nascita l’espressionismo è stato indicato come un movimento artistico con un’inclinazione verso quell’esasperazione emotiva della vita reale che, nel campo della pittura e delle arti figurative, si esprime attraverso l’alterazione dei colori e delle forme reali degli oggetti. Nato in Germania e in Francia, nel primo ventennio del ‘900 è stato recepito in paesi come l’Italia e gli Stati Uniti, come evoluzione dell’impressionismo in un’eccezione che però, oltre a rifiutare il concetto estetico, attraverso “l’occhio”, dedica ampio spazio all’interiorità profonda dell’animo umano dove l’artista trova e trasforma in immagini sgradevoli e brutte, sentimenti come: l'angoscia, la bruttura e l’ipocrisia. Con l'espressionismo il brutto diventa arte.
L’influenza espressionista italiana ebbe nella città di Torino alcuni dei maggiori fautori del movimento artistico, che per la loro composizione numerica (erano in sei) furono subito denominati “il Gruppo dei sei”.
Protagonisti di questo gruppo sono stati: Enrico Paulucci, Nicola Galante, Carlo Levi, Jessie Boswell, Francesco Menzio e Gigi Chessa, che nel 1928 sotto l'influenza teorica di Edoardo Persico e l’ispirazione di artisti contemporanei come: Manet e Dufy, presero le distanze dalla politica culturale imposta dal regime fascista, rivendicando i canoni artistici dell’arte moderna europea. Il loro stile, caratterizzato da forti sentimenti antieroici è apprezzabile per i delicati rapporti segnici e cromatici inseriti in uno schema compositivo semplificato che li porterà ad avere un ruolo importante nella vita culturale italiana di quel periodo.
Testimonianze del Gruppo dei sei sono rintracciabili nelle collezioni permanenti di alcuni spazi espositivi pubblici e privati di Torino.
Importante è l’apporto della Galleria Sabauda (Via XX Settembre, 86) che al suo interno oltre a custodire una produzione pittorica firmata da: Chessa, Galante, Levi, Menzio, Paulucci, propone un’autorevole collezione di opere legate agli ambienti del “gruppo dei sei di Torino” come: la produzione di Luigi Spazzapan, illustrata da una natura morta con fiori, libro e arance e da un paesaggio primaverile. Mentre il più ampio corpus di opere del “Gruppo dei sei” tra cui: 26 dipinti di Paulucci, 19 tele di Levi, 11 quadri di Menzio, 24 lavori di Chessa, 20 di Galante, può essere visto presso la Fondazione De Fornaris (Via Magenta, 31).
La mostra “Matisse e il suo tempo” dedicata all’artista francese testimonia l’amore di Torino per l’arte francese come dimostrato dalle ultime mostre in città dedicate a Degas, Renoir, Modigliani e Monet. In città, oltre ad ammirare le opere di Matisse esposte a Palazzo Chiablese, è possibile approfondire la pittura degli artisti contemporanei a lui, come Modigliani, Severini e Renoir presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (Via Magenta, 31) e la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli (Via Nizza, 230/103).
Quest’ultima nei suoi spazi ospita lo splendido nudo femminile di Amedeo Modigliani e sette preziosi dipinti di Henri Matisse che costituiscono il nucleo più corposo di opere posseduto dalla pinacoteca. Mentre alla GAM sono in esposizione l’opera di Renoir “Il Ritratto del figlio Pierre” (il suo primogenito, nato nel 1885) e “La ragazza rossa” di Amedeo Modigliani, dove l’artista toscano con facilità e spontaneità eccezionali traduce simultaneamente la fisionomia d'un volto, l'espressione dello sguardo, lo stato d'animo, ignorando le leggi della prospettiva e del chiaroscuro.