Siamo appena usciti dalla mostra “Fashion” di Palazzo Madama e con ancora negli occhi l’intensità e la bellezza delle 62 foto esposte una domanda fa capolino nella nostra mente: ma la moda è arte? L’abbigliamento è soltanto un taglio di tessuto per proteggerci dalle intemperie o qualcosa di più?
“UNA COSA BELLA E’ UNA GIOIA PER SEMPRE” [Oscar Wilde]
Molti studiosi si sono dedicati a studiare questa relazione e un dato è certo, ossia la volontà di dichiarare con i propri abiti un senso di identitàche diventa espressione di un'appartenenza sociale, economica, politica, religiosa, capace al tempo stesso di esprimere, l'effimero e l'eterno. Ed è proprio uscendo dalla concezione di natura effimera delle opere degli stilisti che la moda si eleva a livello dell’arte, acquisendone il carattere di universalità ed immortalità.
Anche molti artisti si resero conto di questo indissolubile legame, soprattutto durante il periodo "eroico" del Novecento, quello delle avanguardie storiche, in modo particolare per il Futurismo.
Uno degli artisti che più “indagò” il rapporto tra arte e moda, inteso come fusione di più elementi di diversa provenienza e incrocio di forme diverse, fu l’artista torinese Giacomo Balla, (Torino1871 – Roma 1958) il pioniere di questa originale alchimia nell’ambito delle avanguardie europee.
L'artista futurista fu infatti il primo a introdurre nell'ambito dell'arte d'avanguardia il concetto di "moda" come quintessenza del mondo contemporaneo, dotato di una dignità pari a quella delle altre arti. Un concetto che ha trovato nella cultura contemporanea una straordinaria conferma di modernità.
Già nel 1914 Balla presentò "il manifesto dell'abito anti neutrale" nel quale dichiarò di voler sostituire il vecchio, cupo e soffocante abbigliamento maschile con uno più dinamico e colorato, che rompesse con la tradizione e si adeguasse al concetto futurista di modernità e progresso e che, con riferimento alla guerra, rendesse l'uomo più aggressivo e bellicoso. Inoltre l'accostamento dei colori era studiato per produrre un vivace effetto di simultaneità, che meglio si armonizzava con lo spazio urbano moderno.
Oggi la collezione della Fondazione Biagiotti Cigna (Roma), ospita una serie di opere il cui nucleo principale è costituito dagli studi realizzati da Balla per la moda. Cento le opere della collezione su questo tema che costituiscono di fatto il maggiore e più importante insieme sulla moda futurista che esista, comprendendo pezzi di importanza fondamentale per la storia delle avanguardie, europee come i manoscritti originali del Manifesto futurista del vestito antineutrale (1913-1914), i bozzetti dei primi vestiti e tessuti futuristi (1913-1914), e inoltre studi per ogni genere di elemento e accessorio di moda (giacche e completi maschili e femminili, cravatte, scarpe, borsette, ventagli, foulard, scarpe, maglioni, gilet, tessuti, ricami, applicazioni, ecc.), nonché i manufatti realizzati in quell’epoca.
Altre opere dell’artista futurista sono esposte alla Pinacoteca “Giovanni e Marella Agnelli” (Via Nizza 230- Lingotto) e alla GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (Via Magenta 31), insieme a una raccolta di opere d'arte dell'Ottocento e del Novecento tra cui spiccano lavori di Antonio Canova, Paul Klee, Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Andy Warhol, Giorgio De Chirico e Lucio Fontana.
Dopo questo momento chiave all’inizio del ventesimo secolo il rapporto tra arte e moda diventa bidirezionale. È il momento in cui l’arte si accorge della moda, inizia a studiarla, a riconoscerla come ambito in cui l’essere umano esprime non solo la sua potenzialità creativa, ma soprattutto la sua identità.
L’arte e la cultura teorizzano la moda. E la creano, propugnando un abbigliamento che non si limita al nero, al grigio e alle mezze tinte borghesi, per portare invece lo slancio del colore e delle forme insolite nelle strade e nei salotti. È il trionfo delle geometrie (rombi, losanghe, triangoli) giocate in stoffe e colori differenti, accoppiati tra loro secondo una tecnica antesignana rispetto all’odierno patchwork. È una nozione rivoluzionaria e anticonformista, che intenzionalmente pone l’accento sull’eccesso e mira alla lotta contro l’omologazione e la massificazione della nuova era, nei loro risvolti spersonalizzanti, ben raccontati in due operecult, una cinematografica, l’altra letteraria: il film Metropolis di Fritz Lang e il romanzo 1984 di George Orwell.
In una dimensione del vivere del tutto diversa, placati gli intenti rivoluzionari, la moda contemporanea grazie alla sua intelligenza intrinseca sa far fruttare una lezione così importante, così decisiva. Da dichiarazioni di rottura, di protesta e di ribellione, il gusto per il colore, il gioco degli intarsi, la tecnica del patchwork si sono evoluti sino a divenireintenti stimolanti di eleganza, espressioni di knowhow tecnologico, ricerca instancabile di novità. Che è poi l’anima vera della moda. Di oggi e di sempre.
Link a Percorso 1 "La moda incontra l'arte - Torino e dintorni"
Link a Percorso 2 "La moda incontra l'arte in Piemonte"
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