Da quando l’uomo ha fatto comparsa sulla Terra, l’atto del mangiare e del bere è stata la parte più importante per soddisfare i propri bisogni primari, assumendo fin dall’antichità anche una funzione simbolica. Infatti molti alimenti sono diventati parte dell’iconografia religiosa o profana, rappresentando i valori di ricchezza, piacere e sacro. Tra i più preziosi l’uva.
Raffigurazioni dell’uva si trovano scolpite sui sarcofaghi egizi, o dipinte nelle ceramiche e menzionate nelle scritture di epoca Greco-Romana, così come in testi e affreschi del Cristianesimo, continuando ad essere presenti nel tempo fino ad essere soggetto privilegiato in numerose opere di arte medioevale, moderna e contemporanea.
Nell’antica Grecia addirittura nel Pantheon, un Dio, Dioniso il giovane figlio di Zeus, era identificato come Dio del vino. Il suo culto è legato all’aldilà, alla conoscenza dei misteri dopo la morte, per questo viene rappresentato in numerose opere di arte funeraria dell’uva. Un culto che rimane, sottotraccia, incorporato e modificato, anche in seguito. Non mancano così testimonianze della vite, dell’uva e del vino, sotto forma di immagini della vendemmia, della pianta o di momenti conviviali in epoche successive e culture differenti o successive. Dalle tombe ebraiche alle ville di Pompei. In epoca cristiana il vino assurge a elemento sacro e indispensabile al rito, essendo la trasfigurazione del sangue di Gesù Cristo.
Non è solo un elemento sacro, ed in quanto tale, elemento privilegiato di riproduzione l’uva, con il trascorrere dei secoli, diventa un elemento estetico per eccellenza, uno dei temi più utilizzati nell’arte figurativa decorativa. A dare il via i romani, anche se è nel 1500 che l’uva assume un ruolo fondamentale in pittura, soprattutto nelle nature morte, continuando ad esserlo sino all’età moderna. Con lo sviluppo delle arti decorative l’uva diventa anche elemento ornamentale in diversi gioielli, negli addobbi dei camini delle case o sulle porte e nei fregi di palazzi e ville.
L’affermarsi del disegno naturalistico intorno al 1600 è da impulso anche per l’arte illustrativa e i disegni dell’uva, in questo periodo, trovano asilo in numerose pagine di libri. Questa è la stessa età in cui specialmente in nord Europa, iniziano ad affermarsi anche allegorie artistiche, sui pericoli indotti dall’abuso del vino
Ma ancora oggi permane l’idea della raffigurazione simbolica dell’uva come immagine di sacralità, il vino della messa, e bellezza, in Albania ad esempio per fare un complimento si dice “je si rrush”, “sei bella/bello come l’uva”.
Fonte: www.ampelografia.it; corriere.it