E’una piccola ma raffinata e garbata retrospettiva a due la mostra allestita alla Galleria Sabauda (Musei Reali di Torino) per celebrare i cento anni della nascita di Carol Rama, che sotto la Mole nacque il 17 aprile del 1918 e fu personaggio di punta, nella sua geniale e anarcoide trasgressività, della vita culturale e artistica subalpina– ma non solo – fino alla sua scomparsa avvenuta tre anni fa, nel 2015.
Intelligentemente curata da Maria Cristina Mundici, la rassegna prende avvio dalla recente acquisizione, da parte del Ministero dei Beni Culturali e a favore della Galleria di Piazzetta Reale, di un quadro appartenente al periodo di infatuazione per l’astratto che probabilmente segnò il momento meno tribolato e tribolante della pittrice torinese insieme a un bizzarro e improbabile “Drago da passeggio”, uno fra i tanti e insoliti “animali da compagnia” (oggetti cartacei acquistati – si racconta – ai Grandi Magazzini e abilmente decorati con tecniche varie) che il grande Carlo Mollino, architetto, designer fotografo e tante altre “cose” (Torino 1905 – 1973), era solito regalare agli amici più cari per fargli scoprire “il valore del tempo libero”. “Il drago da passeggio, originario dell’India, è il noto drago del Panjab – scriveva ironicamente Mollino nel libretto di istruzioni- di piccola taglia, di singolare intelligenza e vago aspetto. Il mantello, sempre di prestigiosa decorazione, si adatta all’istante con il paesaggio interiore di ciascun proprietario”. E, fra i fortunati a riceverne in dono un esemplare (quello acquistato, per l’appunto, dal MiBACT e presente in mostra) ci fu anche Carol Rama, unita a Mollino da una solida amicizia e dalla non comune eccentricità di un carattere che portò entrambi a seguire percorsi di vita e artistici assolutamente non convenzionali e difficilmente rapportabili ai dettami etici e stilistici dell’epoca. Al “Drago” di Carol, Carlo diede il titolo di “Drago da passeggio n. 70. Notte in laguna”; glielo regalò la notte di Capodanno del ’64 e Carol lo conservò nella sua casa-studio in via Napione a Torino, accanto a una gigantrofia in cui la pittrice compare insieme a Edoardo Sanguineti, altro grande intellettuale amico. Bizzarro cadeau che alla “Sabauda” si confronta con “Pittura 718”, un olio astratto di grande equilibrio geometrico e assonanza di toni cromatici, realizzato da Carol Rama nel 1954, quando la pittrice ebbe a far parte, ma solo per un breve periodo, del MAC – Movimento di Arte Concreta, fondato nel 1948 a Milano da Gillo Dorfles e che a Torino trovò adepti notevoli anche in Albino Galvano, Adriano Parisot e Filippo Scroppo, solo per citarne alcuni. Allo stesso periodo – periodo in cui, a detta di Albino Galvano, “la forma in Carol Rama sfugge al formalismo pur nell’ascesa del ‘lavorar formando’ anziché ‘figurando’” – appartengono altre quattro opere astratte datate primi anni ’50, cui si affiancano due lavori della serie “Senza titolo (Seduzioni)” del 1983, in cui l’artista ritorna ad un immaginario “figurativo”, popolato di misteriose seducenti figure femminili poste a convivere con non meno misteriche e invasive presenze animali. Vent’anni dopo, Carol riceverà il “Leone d’Oro” alla carriera alla Biennale di Venezia del 2003. Una lunga affascinante carriera, di cui troviamo traccia nelle magnifiche fotografie (anch’esse in mostra) scattate da Bepi Ghiotti fra il 2012 e il 2014 nella casa-studio di via Napione, quell’“opera d’arte totale dalle pareti nere”, che presto dovrebbe diventare Museo (c’è già il vincolo della Soprintendenza) e dove Carol si spense a 97 anni d’età.
Gianni Milani
“Confronti / 4 Carol Rama e Carlo Mollino”
Musei Reali Torino – Galleria Sabauda, Piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106 – www.museireali.beniculturali.it
Fino al 3 giugno
Orari: dal mart. alla dom. 9-19,30