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Al termine della seconda guerra mondiale molte persone dell’ esercito italiano che si trovavano in vari Stati scrissero per essere rimpatriati nel loro paese. Questi scritti furono trovati nel  2000 nei magazzini dell’Archivio di stato albanese ini due sacchetti di iuta segnati con una semplice etichetta dal titolo: ”Corrispondenza dei cittadini italiani in Albania”.

Grazie gli autori come, Adrian Paci e Roland Sejko che in occasione della mostra Architettura in uniforme riflettono su questa vicenda, ripercorriamo la storia attraverso questi scritti.
Quando finì la Seconda Guerra mondiale, molti italiani si trovarono in Albania ed è per questo motivo che centinaia di lettere vennero  scritte tra il 1945 e il 1946 da cittadini  italiani che richiedevano di essere rimpatriati. Queste lettere non giunsero mai a destinazione, circa 24.000 italiani (ex soldati ma anche operai, medici, commercianti, ingegneri, giunti durante l’occupazione italiana) rimasero “intrappolati” in questa situazione fino al 1949, anno in cui tra l’Italia e l’Albania si istaurarono rapporti diplomatici.
Gli autori ringraziano per la collaborazione l’Archivio di Stato dell’Albania, Herno, Apulia Film Commission, Poste Italiane, Farani Sartoria Teatrale (Roma), Musagates, galleria kaufmann repetto (Milano-New York), Peter Kilchmann gallery, (Zurich).
Il lavoro è prodotto da Kube Studios, Tirana, costumi di Antonella Cannarozzi.

Sue Proprie Mani di Adrian Paci e Roland Sejko (scarica il comunicato stampa)
2 aprile – 7 giugno 2015
Sala Gian Ferrari
a cura di Cristiana Perrella
In occasione mostra Architettura in uniforme