La mostra dal titolo "L'Oriente di Pasolini" sarà inaugurata a Casa Colussi, con la prestigiosa presenza di Roberto Villa, alle ore 18 di sabato 7 luglio 2012, grazie alla collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna, proprietaria del Fondo Villa, al contributo degli Enti locali (Regione Fvg, Provincia di Pordenone e Comune di Casarsa) e al sostegno di Banca FriulAdria Crédit Agricole.
Settanta le foto in esposizione, che il Centro Studi, per il suo pubblico di visitatori estivi (la mostra durerà fino al 29 settembre), offre anche a documento di un film "magico", legato all'immagine di una città di sogno quale Sana'a, ossia una città di millenaria armonia tra paesaggio e costruzione, ma già destinata ad essere deturpata dall'intrusione moderna dello sviluppo senza progresso e dai primi segnali della guerra. Per quel film Pasolini rilesse Le mille e una notte nell'edizione curata dal grande arabista Francesco Gabrieli e nell'estate 1972 lavorò alla sceneggiatura insieme a Dacia Maraini, data l'intenzione di assegnare un ruolo essenziale ad alcuni personaggi femminili. Saranno poi, nel film, volti misteriosi e bellissimi di donne (e di uomini arabi) per un'esaltazione del corpo e dell'eros popolare, vissuti con gioia naturale nella diversità di mondo altri e incontaminati.
E' merito degli scatti perfetti di Roberto Villa, presente sul set per 100 giorni in Iran e nello Yemen, nelle incantate città di Isfahan e di Sana'a, che può essere ricostruito quel clima di lavoro finalizzato al film pasoliniano più fiabesco e leggero. L'occhio del fotografo –commenta Gian Luca Farinelli nel catalogo che correda la mostra – pedina "il set di un artigiano, dove convivono le maestranze del cinema classico, i volti popolari che Pasolini aveva portato dall'Italia e le facce antiche che aveva trovato" sul posto, al punto che, in uno scambio fertile tra finzione e realtà, "si fa molta fatica a capire i margini del set, dove finisce e dove inizia la realtà dei luoghi". In realtà, il valore che sorregge le immagini è soprattutto il rispetto verso la cultura e l'umanità orientali, in cui il fotografo Villa e il regista Pasolini paiono straordinariamente solidali. Le foto restituiscono sguardi arabi, dolci o fieri, che dietro una antica curiosità trasudano un desiderio di scambio e di dialogo interculturali, unici strumenti capaci di arrestare le diffidenze o gli scontri tra Oriente e Occidente, di cui Pasolini aveva intuito in anticipo l'emergenza e proposto la soluzione. E naturalmente, motore primo delle foto, c'è lui, il regista solitario, sorpreso in corsa da una parte all'altra del set, issato su una scala, davanti e dietro la macchina da presa, in rilassata complicità con la troupe, perfino mentre ride, il che è cosa rarissima. Sullo sfondo, a volte, campeggiano squarci della città di Sana'a, dove già nel 1970, per un episodio del Decameron poi tagliato, Pasolini aveva girato delle splendide riprese con un po' di pellicola avanzata. Da lì il documentario Le mura di Sana'a, pensato anche come appello all'Unesco per la salvaguardia di quei luoghi, e che, innestato nella puntata Rai-Tv "La forma della città", regia di Paolo Brunatto (1974), il Centro Studi ha in animo di proiettare durante il periodo di apertura della mostra.
Centro Studi Pier Paolo Pasolini Casarsa della Delizia
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