Distesa tra le rive dei fiumi Po, Stura e Dora Baltea, residenza storica della dinastia Sabauda, simboleggiata dall'imponente struttura della Mole Antonelliana, Torino, rappresenta da secoli una delle più importanti città italiane dal punto di vista artistico, culturale, ed economico.
Già colonia romana col nome di Augusta Taurinorum la città cominciò ad accrescere la sua importanza nella seconda metà del XVI secolo, epoca nella quale divenne il centro principale del Ducato di Savoia. Con l’ascesa del regno Sabaudo, iniziato col duca Emanuele Filiberto, si rinnovano e si costruiscono palazzi e chiese dando un nuovo look alla città. Inizia da qui il periodo artistico che caratterizza maggiormente il Piemonte, il momento di massimo splendore artistico tra la fine del ‘500 fino a tutto il ‘700. Il periodo Barocco!
Il periodo barocco è un’epoca ricca di sconvolgimenti. Subentrano i cambiamenti derivanti dalla colonizzazione delle Americhe, si susseguono guerre e lotte dinastiche, la scienza fa passi da gigante con teorie e invenzioni che mettono in dubbio i dogmi e le certezze su cui si era basata fino ad allora la visione del mondo e dell’uomo. L’arte barocca riflette e rielabora gli sconvolgimenti storici con l’abbondanza di arabeschi, linee quasi mai rette, gli stucchi, i decori ed i marmi finalizzati all’effetto scenografico e sfarzoso. Capitale del Barocco in Piemonte è Torino con le sue residenze sabaude, oggi patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, gran parte di queste concentrate nel centro storico cittadino e in alcune arterie della città.
Per Torino il Ducato dei Savoia è il periodo di massimo splendore artistico e urbanistico, la ricostruzione, mantenendo uno schema romanico, inizia durante il regno di Emanuele Filiberto e continua con i vari successori, configurandosi sempre maggiormente come città barocca grazie all’opera di grandi architetti e dei maggiori esponenti del movimento artistico come: Ascanio Vitozzi, Carlo e Amedeo di Castellamonte, Guarino Guarini, Filippo Juvarra, Benedetto Alfieri. L’indiscussa serie di opere architettoniche barocche che vanta la città si deve soprattutto a due dei maggiori esponenti di questo stile in Italia, Guarino Guarini e successivamente il messinese Filippo Juvarra. Il primo fu chiamato a Torino da Carlo Emanuele II di Savoia nel 1666, proseguendo l’opera di espansione urbanistica iniziata dai sui predecessori. Esempi di architettura barocca nel centro cittadino e realizzati dal Guarini sono la chiesa di S. Lorenzo, la Cappella della S. Sindone, Palazzo Carignano e il Santuario della Consolata. Vastissima è la lista delle opere torinesi di Filippo Juvarra, nominato primo architetto del re Vittorio Amedeo II di Savoia nel 1714. L’artista è coinvolto nella realizzazione di cinque chiese tra cui: la Chiesa del Carmine, la facciata della Chiesa di S. Cristina in Piazza San Carlo (altro capolavoro in stile barocco che la rende una delle piazze più belle in Europa) e la Basilica di Superga posta su una collina fuori della città e senza dubbio altro importante simbolo di Torino. Quattro residenze reali. Palazzo Reale, il Castello di Rivoli, la Palazzina di Caccia di Stupinigi e la Reggia di Venaria Reale. Grandi palazzi nella città tra cui la facciata di Palazzo Madama ispirata al fronte posteriore di Versailles e la riqualificazione urbana di via del Carmine, Corso Valdocco, via Milano e Piazza Emanuele Filiberto. La passeggiata nel barocco delle opere ricordate si concentra nel centro storico e si dirama in alcune arterie principali per poi trionfare fuori città. Infatti, intorno a Torino tra il Cinquecento e il Settecento, sorsero una serie di dimore ducali suburbane che andarono a creare la Corona di delizie, detta così perché cingeva da tutti i lati la capitale con le proprie bellezze, rimarcando il ruolo e la centralità di Torino da esse incoronata. Le residenze in questione sono Mirafiori, Regio Parco (alla confluenza di Stura e Po), Valentino, Villa della Regina (inizialmente Vigna del cardinal Maurizio), Venaria, Stupinigi. Tutte insieme costituivano un insieme di dimore legate solo agli svaghi, al piacere, alla bellezza, inframmezzate dai classici castelli dinastici di Rivoli e di Moncalieri e circondate da grandi terreni demaniali o con diritti di caccia.
Alcune decaddero e furono definitivamente abbandonate già nel corso del Settecento, come il Regio Parco, residenza di caccia prediletta da Emanuele Filiberto distrutto nel 1706, o il castello di Mirafiori, realizzato sotto Carlo Emanuele I, altre ebbero più secoli di splendore, come Venaria, trasformandosi nel tempo, con il mutare di gusti e stili.
Fonti: www.wikipedia.org; www.mole24.it; piemonte.italiaguida.it; www.sapere.it; www.turismotorino.org;
cittaitalianedarte.blogspot.it; www.comune.torino.it