La nascita di questa corrente artistica si può fissare intorno al 1910, quando Vasilij Kandinsky dipinse un acquerello nel quale eliminò ogni riferimento al mondo esterno.
Qualche anno prima la forma astratta fu teorizzata sul piano estetico, infatti, nel 1908 apparve a Monaco l’opera dello storico dell'arte Wilhelm Worringer “Astrazione e empatia” che affronta il concetto opposto a quello di “Einfühlung”, ossia quello della mancata comunione tra l’essere umano e il mondo esterno, che genera angoscia.
Già le teorie cromatiche dei postimpressionisti avevano dissociato l’oggetto dipinto dal suo colore reale. L’impiego del colore divenne sempre più libero, fino al trionfo del colore puro, che è la grande conquista dei fauves. Agli esordi semplice tendenza, dopo il 1920 l'astrattismo assunse man mano l’aspetto di un movimento, quando l’influsso della forma astratta cominciò a manifestarsi nell’architettura, nella decorazione, nell’arredo, nella tipografia e nell’arte grafica, ponendo fine allo stile decorativo del primo Novecento.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’espressione astratta cambiò radicalmente di aspetto e d’intenzioni. Accanto alla tendenza puramente geometrica, che intorno al 1950 conobbe grande successo in Francia, comparvero altre forme di astrattismo che non si riallacciarono più alle origini dell’arte astratta. Se in passato l’astrattismo era il risultato d’una costruzione meditata, progressivamente messa a punto, esso acquisì per alcuni pittori un valore soprattutto espressivo: atteggiamento che portò all’astrattismo calligrafico o al tachisme; o anche a un astrattismo ambiguo, che è stato chiamato "informale".
I pittori sentirono il bisogno di trasgredire i mezzi tradizionali, servendosi di una materia oltre la tecnica corrente della pittura. Il caso più significativo di tale nuova tendenza dell’astrattismo è stato, negli Stati Uniti, quello di Jackson Pollock. Reagendo, in una sorta di furia pittorica, alla lentezza esecutiva che la pittura esigeva, egli approdò nel 1947 al dripping, procedimento in cui non si servì più del pennello, usando colori industriali e lasciandoli direttamente colare dal tubetto sulla tela stesa a terra. Questa forma espressiva, che si fonda sul gesto, adottata in modo più o meno esclusivo da numerosi artisti americani ed europei, è nota col nome di Action Painting e caratterizzò al massimo grado la libertà di concezione e la spontaneità d’esecuzione che contraddistinsero l’astrattismo nel dopoguerra.
In Italia l'affermazione dell'astrattismo fu lento e progressivo, e molti artisti oscillarono a lungo tra figurativo e astrazione, fino ad affermarsi nel corso degli anni ’30. La prima apparizione dell’astrattismo si può scorgere nelle opere dei futuristi.
Il vero inizio dell'astrattismo in Italia può datarsi 1930 quando Lucio Fontana tenne a Milano la sua prima "personale" di scultura astratta, ma il passo decisivo sulla via dell'astrattismo è compiuto da Umberto Mastroianni (1910-1998; Il cavaliere alato, Torino, Galleria d'arte moderna), la cui visione libera nello spazio è pienamente nuova e originale; da Luciano Minguzzi (1911-2004) con le sue fragili composizioni di fili di metalli; da Francesco Somaini (1926-2005) e da Umberto Milani (1912-1969).
Dopo il 1945 la questione dell'astrattismo si viene a porre come questione centrale dell'arte contemporanea diventando, in breve, una componente che si oppone al discorso antitetico del realismo.
Focalizzandoci sulla scultura si può notare come fino all’avvento dell’astrattismo fosse inserita in un complesso architettonico (statue-colonne delle cattedrali medievali, decorazioni di tombe ecc.) o nella forma di opera plastica isolata (statua, gruppo, busto), coltivando una vocazione prevalentemente monumentale e celebrativa. Ma a inizio Novecento, essa viene investita da un profondo rinnovamento che elegge l'antimonumentalità e l'antiretorica a sue caratteristiche primarie e si dispiega nell'elaborazione di nuovi linguaggi, la sperimentazione di materiali non tradizionali, la ridefinizione dei rapporto dell'opera con lo spazio circostante e con l'osservatore.
Il superamento della figurazione rappresenta un altro decisivo elemento di rinnovamento della scultura del sec. xx. Fin dal 1914 V.Tatlin monta frammenti di legno, di vetro e di metallo che non rappresentano altro che forme materiche nello spazio. Nel periodo tra le due guerre la scultura astratta si arricchisce di una tendenza organico-biomorfa, per certi versi collegabile al surrealismo, ad esempio nelle opere in marmo e legno di Hans Jean Arp. Alla fine degli anni Trenta il filone «vitalista» prosegue con le forme antropomorfe di Henry Moore.
Il contrasto tra pieni e vuoti è ancora al centro negli anni Ottanta della ricerca scultorea di A. Kapoor, l'artista anglo-indiano che introduce nei suoi lavori cavità di metallo Specchiante, alabastro, marmo e i pigmenti di colore usati puri, secondo la tradizione indiana, suscitando un forte impatto percettivo, ingannevole per l'occhio di chi guarda.
Tornando in Italia tra i risultati più apprezzabili dell’astrattismo nella scultura sono da annoverare le opere di Pietro Cascella (nato nel 1920), geometrici incastri di ruvida pietra, quelle di Pietro Consagra (1920-2005), che anima di improvvise lacerazioni le sue composizioni di sottili lastre metalliche e infine quelle dei fratelli Arnaldo Pomodoro (nato nel 1926) e Gio' Pomodoro (1930-2002), creatori di un nuovo linguaggio in rilievi palpitanti di sottili corrispondenze tra i minuti elementi geometrici che li compongono (Terra e sole, Torino, Galleria d'arte moderna; Colonna del viaggiatore, Collezione Nelson A. Rockefeller).
GIÒ POMODORO. L’opera scolpita e il suo disegno
Arte moderna e arte contemporanea a Torino
Fonte: artesplorando.blogspot; scultura-italiana.com