E’ in corso a Torino, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, fino al 2 marzo 2025 , una grande e inedita mostra dedicata ai capolavori dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra.
Abbiamo aspettato l'occasione di visitarla di persona e lasciare sedimentare i giudizi, perchè vogliamo sempre parlare al visitatore non professionale o esperto, al grande pubbico insomma. E sappiamo che queste opere non sono sempre percepibili dal grande pubblico , diffidente verso i tormenti della mente o le astrazioni provocatorie degli artisti contemporanei . Ma, se ci si pone senza pregiudizi e si ascoltano le esaurienti illustrazioni vocali, la mostra nelle sale Chiablese di Torino dà l'accasione di ammirare lavori come Primo piano labbra del ’64 di Pino Pascali o le poetiche Composizioni (1950 e 1964) di Carla Accardi, la “grande dame” dell’astrattismo italiano, o uno straordinario Concetto spaziale. Teatrino 1965 ( 175 × 202 × 6,5 cm) di Lucio Fontana, o ancora una Natura morta 1947 di Piero D’Orazio ( Guache su carta intelata 70 × 50 cm ) e infine la Superficie 207 1957 di Giuseppe Capogrossi ( Olio su tela 180 × 120 cm) che affascinano per forme ,colori e messaggio.
Sono ben 79 le opere, che provengono dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, tutte insieme per la prima volta fuori dal museo di appartenenza. Vengono così presentate a un ampio pubblico le testimonianze artistiche di una stagione irripetibile. La mostra esalta i 21 artisti più rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama dell’arte moderna italiana.
Ettore Colla, Pino Pascali, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Alberto Burri, Mimmo Rotella, Bice Lazzari, Afro, Piero Dorazio, Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa, Franco Angeli, Piero Manzoni fino a Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano ed Emilio Isgrò.
L’esposizione, suddivisa in dodici sale, si sviluppa in un avvincente percorso che propone confronti e dialoghi intercorsi negli anni del secondo dopoguerra tra gli artisti italiani più importanti, divenuti ormai irrinunciabile riferimento nel panorama artistico internazionale. La mostra si apre con due lavori simbolici, uno di Ettore Colla Rilievo con bulloni del ‘58/’59 e un altro di Pino Pascali L’arco di Ulisse del ’68.
Prosegue con una sala di capolavori di Capogrossi. Nella sala successiva viene indagato il tema della materia, elemento di ricerca fondamentale degli anni ’50, mettendo in dialogo due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana, tra cui uno del 1949, con lo straordinario “Gobbo” del ‘50 di Alberto Burri, rare opere di Ettore Colla, opere germinali di Mimmo Rotella e la ricerca astratta di Bice Lazzari. Due sale mettono poi a confronto due maestri dell’astrazione: Afro e Piero Dorazio, maestri che nel secondo dopoguerra contribuirono al successo dell’arte italiana negli Stati Uniti. Il “cardine della mostra”, come dichiara il co-curatore Barbero, si ha nel confronto tra due protagonisti indiscussi: Lucio Fontana e Alberto Burri; 11 emblematiche opere entrano in dialogo e, in particolare, si stabilisce un inedito accostamento tra il Concetto spaziale. Teatrino del 1965 del primo e il Nero cretto G5 del 1975 del secondo. Il fermento artistico e creativo che si sviluppò a Roma tra gli anni ’50 e ‘60 è rappresentato in mostra da un enorme décollage di Mimmo Rotella del 1957 e, via via, dalle opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Un ulteriore inedito confronto si sviluppa tra un intenso monocromo nero di Franco Angeli e alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni. A testimoniare poi l’importanza della Contemporaneità, un’altra sala dedicata all’ormai iconico quadro specchiante I visitatori del 1968 di Michelangelo Pistoletto e un’ulteriore alle celebri “Cancellature” di Emilio Isgrò. Il percorso prosegue con un emozionante dialogo tra alcune significative opere di Mario Schifano (tra cui Incidente D662 del 1963) e altrettanto straordinari lavori di Pino Pascali (come Primo piano labbra del ’64). Quest’ultimo, dissacrante artista concettuale, è il protagonista assoluto dell’ultima sala dell’esposizione, che presenta capolavori come Ricostruzione del dinosauro del 1966 e i Bachi da setola del 1968.
Prodotta da Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la rassegna è curata dalla direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini con lo studioso Luca Massimo Barbero, voluta e resa possibile da Mario Turetta, Capo Dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino.
Musei Reali di Torino, sale Chiablese
1950-1970. La grande arte italiana. Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
fino al 2 marzo 2025
ORARIO APERTURA Lunedì chiuso Martedì – Domenica 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Informazioni e prenotazioni T. + 39 011 1848711 www.arthemisia.it
Hashtag ufficiale #GNAMTorino
@arthemisiaarte
@lagallerianazionale
@museirealitorino
Nella foto in alto, la sala dedicata a Capogrossi, sulla sinistra Superficie 207 ( 1957, olio su tela 180x120 cm )
Nelle foto qui sotto, a destra nella foto Primo piano labbra di Pino Pascali (1964, Tela smaltata tensionata su struttura lignea con camere d’aria 165 × 165 × 30 c );
Carla Accardi , a destra, Composizione 1964 ( Tempera alla caseina su tela 130 × 162 cm) e a sinistra Composizione 1950 ( Acrilico su tela 68 × 85 cm)