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Dal 27 gennaio al 1 maggio 2016 è organizzata presso CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia di Torino la mostra “Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni”.

L’esposizione analizza la storia della fotografia forense e mostra un corpus di opere che coprono più di un secolo di storia, dai primi scatti entrati nelle aule di tribunale fino alle foto satellitari usate dalle organizzazioni per i diritti umani per denunciare l’uccisione di civili, come nel caso degli attacchi con i droni. Immagini forti, molto diverse tra loro, ma accomunate dalla terribile violenza che documentano e di cui sono prova. Sicuramente le foto esposte sono molto diverse da quelle artistiche, ma lo stesso affascinanti grazie ad un tetro fascino, nobilitato dalla solennità della Storia. La mostra esplora contemporaneamente la potenza e i limiti del mezzo fotografico nella ricerca della verità. La potenza è quella dell’immagine, più d’impatto e più convincente di quanto potranno mai esserlo parole o cifre. Il limite è quello della tecnica, che spesso smentisce l’idea secondo cui l’obiettivo del fotografo non è altro che un occhio infallibile, che tutto coglie e tutto registra, capace di catturare l’attimo e di fermare in questo modo il tempo.
Appare allora chiaro che la verità non viene solo ri-costruita, ma viene a tutti gli effetti costruita e poi difesa tramite la raccolta di prove, tra cui le immagini sono regine indiscusse. Molte recenti tragedie, tra le centinaia che accadono, ci raggiungono e ci colpiscono solo perché accompagnate da foto che ne riproducono il dramma, come quelle dell’agenzia Magnum sulle fosse comuni dove riposano i curdi vittime del genocidio operato dall’esercito iracheno nell’88 o le immagini dei campi di sterminio fotografati e filmati secondo regole ben precise dai soldati Alleati e che costituiscono il più grande atto d’accusa verso gli imputati a Norimberga.
Le lenti fotografiche sono state chiamate “obiettivi”, nella speranza che potessero salvare dall’imprecisione e dai dubbi che si accompagnano alla soggettività, ma la diversa interpretazione di una fotografia può tutt’ora avere pesanti conseguenze geopolitiche e umanitarie, come ci racconta la disputa sulla presenza o meno dell’antico cimitero beduino di Koreme, nel Deserto del Negev, nelle foto aeree che gli inglesi della RAF scattarono alla fine della Seconda Guerra Mondiale, prima della fondazione dello Stato di Israele.
Una mostra intensa e con più livelli di lettura, che parla dei nostri lati bui e del nostro disperato bisogno di certezze.

Info
CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia –Torino
Dal 27 gennaio al 1 maggio 2016
Orario: lun., mer., ven., sab., dom. 11.00–19; gio. 11.00–21.00; martedì chiuso
www.camera.to