L’uomo Vitruviano di Leonardo diventa di ghiaccio. E’ la singolare modalità comunicativa scelta da Greenpeace e dall’artista John Quigley, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul drammatico persistere dello scioglimento dei ghiacci dell’Artico a seguito dei cambiamenti climatici.
Questa volta non bisogna varcare i portoni del Louvre, degli Uffizi o del MOMA, per poter ammirare una delle raffigurazioni più famose al mondo, icona dell’umanità stessa, reinterpretata e attualizzata ai tempi contemporanei.
Basta, si fa per dire, sorvolare la calotta polare artica, precisamente lo stretto di Fram, passaggio del Mar Glaciale Artico, tra Mare di Groenlandia e Mare di Norvegia, a circa ottocento chilometri dal Polo Nord. Guardando verso il basso, senza perdere lo sguardo nell’abbacinante orizzonte polare, si può notare un enorme disegno scolpito nel ghiaccio. Traccia non di dimenticate o sconosciute popolazioni indigine, ma opera di John Quigley, aerial artist, che qui ha realizzato la propria versione del celebre disegno del genio di Vinci “L’uomo Vitruviano”. Una sottile linea rossa, forse a ricordare e celebrare la tecnica sanguigna, tra le predilette da Leonardo, che si sviluppa su di un blocco di ghiaccio esteso come quattro piscine olimpiche.
Disegno che vive della materia stessa di cui è costituito, ghiaccio, e come esso è destinato a scomparire, sciogliersi. Infatti rispetto all’originale conservato presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, il lavoro di Quigley è monco di due braccia, le destre e di una gamba, arti fusi simbolicamente nel mare, metafora poetica del progressivo dimunire dell’estensione dei ghiacci sul nostro pianeta.