Percorsi della creazione. Giulio Crisanti non smette di sorprendere. Una lunga storia artistica alle spalle, ottant’anni di vita e di esperienze, decenni di ricerca non sembrano in alcun modo scalfire la sua infaticabile voglia di sperimentare, la sete di novità, il gusto per l’esplorazione di diverse modalità espressive.
Giulio è innanzi tutto un uomo straordinario: colto, intelligente, arguto, lucidissimo nell’elaborazione di concetti, di pensieri che puntualmente – e sempre con grande efficacia – sa trasformare in parola, in segno, in colore. La sua arte riflette, e non potrebbe essere altrimenti, la sua personalità. Per questo nuovo momento espositivo, oltre a esporre una splendida selezione di lavori degli ultimi anni, che ben esprimono la sua coerenza, l’intensità espressiva e la qualità tecnica, Crisanti ha deciso di mettere in mostra una serie di sei opere del medesimo formato, parte di un progetto nato da un’intuizione ma in realtà da sempre presente nel processo creativo dell’artista: mostrare l’evoluzione, le fasi di produzione, di un lavoro, rendendo visibile ciò che ben raramente il fruitore ha la possibilità (e il piacere) di conoscere ed esperire. Crisanti mostra i vari stadi di lavorazione di un dipinto, mettendo a nudo i meccanismi creativi e, con essi, l’artista stesso, generosamente pronto a rendere partecipe lo spettatore del suo modus operandi, di quella sorta di processo maieutico che fa nascere l’opera d’arte. Uno dopo l’altro, gli strati di materia si depositano sulla superficie, giocano con il colore, si intrecciano con le parole, costruiscono una texture materica di incantevole qualità tattile; un processo istintivo eppure lento e riflessivo; una sequenza motivata in ogni gesto, in ogni tocco. La scorza si ispessisce, la pelle si mimetizza, come strati di intonaco su un muro dalla lunga storia, come un racconto che passa di generazione in generazione e arriva a noi nella sua ultima (ma probabilmente non definitiva) versione.
Le opere di Crisanti si prestano molto bene a un’operazione di questo genere: esse nascono da una progressione di gesti, sono supporti sui quali l’artista ha depositato, strato dopo strato, materia, colore, segni grafici, lettere. I dipinti di Crisanti sono sempre disposti al dialogo con lo spettatore: anche là dove la forma si smaterializza in superfici quasi monocrome (come nel caso dei lavori più recenti), essi non perdono mai la loro funzione narrativa. Quella di Giulio è, direi, una vera propria urgenza di comunicazione, un’esigenza di trasmettere sensazioni ed emozioni. Con rara coerenza, fin dagli esordi, egli pensa all’arte come mezzo di diffusione di un pensiero, di un’opinione, di una riflessione morale. Come spiega egli stesso, in uno scritto di qualche anno fa, la pittura è un mezzo, “un’espressione valida del pensiero umano, per mantenere aperto un dialogo con il prossimo”.
Non è un caso che, pur muovendosi nell’ambito informale, egli non realizzi mai opere totalmente astratte. I suoi dipinti sono percorsi intellettuali espressi con la linea e il colore, si muovono sul filo della memoria collettiva, della citazione letteraria, della tesi filosofica. Chiaro in questo senso è il ruolo della parola nella sua ricerca: le parole che egli inserisce nei dipinti – termini talvolta profondamente evocativi, talaltra di disarmante concretezza – e le parole con cui accompagna i suoi lavori e le sue esposizioni: fiumi di inchiostro che raccontano l’universo dell’artista e dell’uomo Giulio Crisanti, il fluire incessante dei suoi pensieri, la sua sensibilità verso la storia, la società, la memoria. Al centro vi è sempre l’Uomo: l’Uomo tanto capace di grandi opere quanto incauto fautore della propria fine; un’Umanità (con tutte le sue debolezze) che Crisanti osserva con sguardo ora affettuosamente ironico, ora pieno di sdegno, spesso preoccupato ma mai giudicatore, in un’indagine a tutto tondo, che affonda le radici in una profonda e sincera attitudine filantropica.
Ma non si tratta solo di parole. Ogni singolo pezzo di materia presente in un dipinto di Giulio porta in sé un racconto: un microchip, un foglio ingiallito dal tempo, il ritaglio di un vecchio giornale, un pezzetto di legno, un avanzo di lavorazione industriale, un piccolo oggetto sfuggito alla discarica… questi reperti archeologici dei nostri giorni racchiudono in sé un ricordo, per ascoltarlo basta saperli interrogare. Sono loro spesso a offrire il punto di partenza, a mettere in moto quel processo, figlio tanto della logica quanto dell’istinto, che conduce all’elaborazione dell’opera e che ora si disvela sotto i nostri occhi, mostrandoci, quasi in vitro, quali strade conducano alla realizzazione di un dipinto. In questa progressiva vestizione (o messa a nudo, che dir si voglia) cogliamo a pieno il ruolo di questi brandelli di realtà, di questi scampoli di materia pazientemente raccolti, conservati nel tempo e poi, quando è il momento, inclusi in composizioni spesso complesse come un raffinatissimo ingranaggio eppure tanto calibrate da parere di una semplicità esemplare, impaginate inseguendo un’urgenza emotiva ma sempre sotto la sorveglianza della ragione. Anche nelle composizioni nelle quali la disgregazione della forma è più evidente (fino a quasi raggiungere l’aspetto di un’esplosione atomica), la struttura architettonica è comunque sempre presente, quasi a garantire, con la sua solidità classica, un appiglio, una possibile via di fuga, una speranza per il futuro.
Le tele di Crisanti sono, non c’è dubbio, un racconto potente e ben congegnato, composto con gusto e senso dell’equilibrio dalle mani sapienti di un pittore esperto, che sa sposare il mestiere con un’irrefrenabile quanto spontanea libertà creativa.
[Simona Bartolena, dicembre 2012]
Info
Galleria “Arianna Sartori - Arte & object design” - via Ippolito Nievo 10, Mantova
Dal 16 al 28 febbraio 2013
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi