7 gennaio 1757: nel verbale di Congrega dell’Università dei Maestri Acquavitai e Confettieri, conservato nell’Archivio di Stato di Torino, compare per la prima volta il nome dei fratelli e vignaioli di Pecetto, paesino della collina torinese, Carlo Stefano e Giovanni Giacomo Cinzano.
Parte di qui la bella storia dell’Azienda torinese, fornitrice ufficiale dal 6 agosto 1776 (quando i fratelli Cinzano avevano già aperto a Torino “L’arte del confetto” in via Dora Grossa, l’attuale via Garibaldi) della Real Casa, per quanto riguarda gli approvvigionamenti di confetti bianchi e canditi destinati ai battesimi di corte. Quella di Cinzano è la storia esemplare di un brand che s’avvia a festeggiare (mancano in fondo solo quarant’anni) i tre secoli di vita e che ha saputo intrecciare il suo percorso aziendale, passo passo, con l’evoluzione dei gusti, del costume e dell’economia del Bel Paese. Un’avventura e un’eredità esemplari, omaggiate come si deve dalla suggestiva mostra “Cinzano: da Torino al mondo”, organizzata, proprio per festeggiare i 260 anni di storia e di eccellenza del marchio, lungo il Corridoio della Camera Italiana del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino in piazza Carlo Alberto, fino al 14 gennaio. Curata da un Comitato Scientifico di storici e docenti italiani di altissima levatura e coordinata da Paolo Cavallo, responsabile degli archivi storici della società, la Cinzano rende così disponibile al pubblico, dopo circa vent’anni, alcune delle sue più celebri illustrazioni, insieme a 26 manifesti d’epoca, documenti, fotografie seppiate, bottiglie e oggettistica promozionale vintage. Sono tre le sezioni tematiche in cui si snoda l’iter espositivo: la comunicazione pubblicitaria, la storia del marchio (dalle origini al consolidamento internazionale) e le collezioni di oggetti storici del mondo bar, dalle targhe promozionali ai vassoi, dai bicchieri e dagli shaker fino alle più antiche bottiglie, alcune pesantemente segnate dall’incedere del tempo risalenti all’Ottocento. Secolo in cui avviene il vero salto di qualità (da attività artigianale a conduzione famigliare, a grande impresa industriale) con Francesco I e Francesco II Cinzano; grazie soprattutto a un’intelligente e lungimirante strategia pubblicitaria – che vanta collaborazioni con grandi artisti dell’epoca, da Adolf Hohenstein a Leonetto Cappiello (sua l’immagine guida della mostra, la “Donna adagiata su grappoli d’uva”), da Nico Edel a Raymond Savignac, da Jean-Pierre Otth a Giuseppe Magagnoli – ma anche al lavoro di infaticabili viaggiatori di commercio (come Giuseppe Lampiano, autore del libro “Attraverso il mondo” edito nel 1934 con dedica ad Alberto Marone Cinzano, e i fratelli Carpaneto, che già a inizi Novecento erano riusciti a portare i prodotti Cinzano in oltre 50 Paesi del mondo, fra Europa, Amerca Latina e Africa. E il viaggio, da allora, continua. Inarrestabile, ovunque nel mondo. Negli Anni ’60, quelli del boom economico (quando le campagne pubblicitarie portano la firma, fra gli altri, di Guido Crepax e nei Caroselli tv hanno il viso di Pel di Carota – Rita Pavone) sono ben 65 le filiali Cinzano sparse in cinque continenti. Per arrivarci, bisogna però fare ancora un passo indietro e passare attraverso le “prime bollicine”, comparse nel 1866 quando Francesco II Cinzano riesce ad ottenere in affitto la tenuta reale del Moscatello in terra di Langa, dove nella prima metà dell’ ‘800 re Carlo Alberto aveva avviato la costruzione di un formidabile complesso di cantine sotterranee e messo in piedi un laboratorio per la sperimentazione sulle uve locali del metodo “champenois”. L’opera non venne mai portata a termine. Ma nel 1887 (tre anni dopo la partecipazione alla grande Esposizione Generale Italiana tenuta a Torino), ormai famoso per i suoi vermouth prodotti sotto la Mole, Francesco Cinzano, nei moderni stabilimenti di Santa Vittoria d’Alba e Santo Stefano Belbo - costruiti per soddisfare una domanda sempre in aumento - inizia a produrre su vasta scala vermouth, barolo, barbera e moscato, “specialmente perfezionati – si legge in documenti del tempo - e ridotti a squisiti vini spumanti, che cominciarono ad acquistare rinomanza per aroma e limpidezza”. Da allora la strada è tutta in discesa. Si corre ancora per un secolo, fino agli Anni ’80 e ’90 del Novecento. Periodo di transizione e sostanziale cambiamento. Fino alla svolta del 1999 quando il Gruppo Campari rileva il marchio, conferendogli un look più moderno, al passo con il nuovo Millennio. Trasformazioni imposte dai tempi per un’eccellenza italiana che tale continua a essere nel corso dei secoli. Mantenendo ben fermo il segreto dei segreti: quella formula del vermouth Cinzano, tramandata di padre in figlio e ancora oggi preservata nella sua originalità da una sola persona, il “master blender”: colui che seleziona, dosa e combina sapientemente le erbe aromatiche e i vari componenti alla base della preziosa infusione.
Gianni Milani
“Cinzano: da Torino al mondo”
Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, piazza Carlo Alberto 8, Torino, tel. 011/5621147; www.museorisorgimentotorino.it
Fino al 14 gennaio 2018
Orari: dal mart. alla dom. 10 - 18