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Visionario. Sperimentatore e rivoluzionario. Dagli obiettivi grandangolari alle pellicole dai colori saturi, trent’anni prima della fotografia digitale, utilizza e rende popolare la tecnica cosiddetta del “sandwich”: due o più diapositive stratificate, messe a registro posizionandole al contrario o sottosopra nello stesso telaio. Risultato: scatti assolutamente originali e inaspettati, specchio immediato e improvvisato dell’anima, immagini che ribaltano amplificano e interpretano la realtà, caricandole di metafore e intensa poesia.

Fra i grandi maestri della fotografia del XX secolo, Art Kane (New York, 1925-1995) ci ha lasciato in trent’anni di appassionato esaltante lavoro – dagli anni Sessanta fino a tutti gli Ottanta – strepitose immagini iconiche, legate soprattutto al mondo della musica, dell’impegno civile, della moda e della pubblicità. Ma anche fotografie editoriali, ritratti di celebrities, reportage di viaggio e scatti di ricerca pura. Esempio d’imitazione per intere generazioni di fotografi, a lui e a sessant’anni esatti dalla sua “Harlem 1958” (fra le fotografie più significative della storia del jazz, che vede insieme ben cinquantasette grandi jazzisti chiamati a raccolta dallo stesso Kane a New York su un marciapiede della 126esima Strada), la Fondazione Bottari Lattes dedica da giovedì 3 maggio a sabato 14 luglio una mostra - la prima a Torino - nelle sale dello “Spazio Don Chisciotte” di via della Rocca 37/b. La rassegna, dal titolo ben esplicito “Art Kane. Visionary”, si inserisce nell’ambito della prima edizione di
Fo.To-Fotografi a Torino, promossa (dal 3 maggio al 29 luglio) dal MEF-Museo Ettore Fico ed è curata da Guido Harari, altro grande fotografo, fra i più famosi della storia della musica mondiale. “Art Kane è stato la mia principale fonte di ispirazione – ammette lo stesso Harari – il mio vero motore creativo quando ho cominciato ad avvicinarmi alla fotografia. La musicalità delle sue immagini, la loro inventiva audace indicavano una strada ricca di appassionanti avventure e deviazioni per un fotografo in erba qual ero, e così è stato fino alla scomparsa di Kane e oltre”. Una forte liaison affettiva e professionale che spinge Harari a dedicare a Kane una prima mostra nel 2012 alla sua “Wall Of Sound Gallery” di Alba e poi nel 2015 una grande retrospettiva al Palazzo Santa Margherita di Modena, frutto di un accurato lavoro di recupero dell’archivio di Kane e da cui prende avvio anche la mostra subalpina allo “Spazio Don Chisciotte”, dove troviamo esposte circa 40 opere che ben documentano gli svariati ambiti d’indagine fotografica sperimentati dall’artista newyorkese. Che alla fotografia decise di dedicarsi a  tempo pieno solo negli ultimi anni Cinquanta, dopo importanti esperienze professionali come art director nel settore editoriale e giornalista free lance. Imponente e impressionante é la sua prima foto, “Harlem 1958”  (cui già s’è accennato) con quella “montagna” dei più famosi jazzisti dell’epoca messi insieme - con non poca fatica, pensiamo - dallo stesso Kane per uno scatto che è diventato storia della fotografia e storia del jazz. Da allora il suo obiettivo ha mirato con grande fantasia e sublime tecnica (non mai di freno all’intuito e alla piena libertà espressiva) ai grandi del rock, del pop, del soul e ancora del jazz – dai Rolling Stones a Bob Dylan ai Doors e a Janis Joplin fino a Frank Zappa ad Aretha Franklin a Louis Armstrong e a Duke Ellington – creando una serie infinita di icone. Prima fra tutte, quella memorabile degli Who, addormentati ai piedi di un monumento e avvolti dalla bandiera britannica. Scatti “musicali”, accanto ad altri non meno suggestivi dedicati ai temi sociali e politici legati alle battaglie per i diritti civili (quelli degli afroamericani e degli indiani d’America) o alla guerra del Vietnam: immagini di forte impatto simbolico, come il “Cristo sulla sedia elettrica” a commento della canzone With God on Our Side  di Bob Dylan o il volto di un vecchio Hopi rugoso come una corteccia, indimenticabile al pari dell’immagine del reduce del Vietnam ridotto a tronco umano su una carrozzella. A chiudere la rassegna torinese sono, infine, alcuni scatti di quelli realizzati per le più importanti testate di moda americane e inglesi dell’epoca – quali Look, Life, Esquire, Harper’s Bazaar, McCall’s e Vogue – che a lui s’affidavano sapendo di poter ottenere solo da lui immagini che “eliminano il piccolo e il brutto per enfatizzare il grande e l’eroico”.

Gianni Milani

“Art Kane. Visionary”
Spazio Don Chisciotte – Fondazione Bottari Lattes, via della Rocca 37/b, Torino; tel. 011/19771755-1 – www.fondazionebottarilattes.it
Dal 3 maggio al 14 luglio
Orari: dal mart. al sab. 10,30/12,30 – 15/19