Nuvole Arte, a Montesarchio (Benevento), ospita, a partire dal Sabato 10 marzo 2012, il progetto Margheritario di Valentina Perazzini. L'artista riminese, propone negli spazi della galleria un allestimento che riprende e sviluppa le tematiche caratterizzanti la sua ricerca degli ultimi anni. L'oggetto primario dell'attenzione dell'artista è la natura, avvicinata con un approccio tassonomico, vicino alle scienze prima ancora che all'arte.
Se, infatti, in molte sperimentazioni si guarda all'habitat naturale con l'intento di cogliervi i resti di una condizione perduta oppure l'alternativa salvifica ai guasti della modernità, nel lavoro di Valentina Perazzini, senza nostalgia né utopia, si impone una un'oggettività calssificatoria con la quale rendere il rapporto con la natura più quotidiano e consapevole.
Erba, prati, fiori, presi nella loro interezza o mediati dal disegno e dalla fotografia, o ancora riprodotti in altri materiali rappresentano la tavolozza attraverso la quale l'artista costruisce un suo linguaggio originale.
“L'atto della classificazione – secondo Domenico Maria Papa – nella necessità di ricondurre i fenomeni naturali a un abaco utilizzabile dal pensiero, prima ancora dello sguardo, ricorda il lavoro dei naturalisti che tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, con metodo moderno, attesero alla nascita di una nuova biologia. L'osservazione diretta, sorretta dal buon uso delle tecniche del disegno, costituì per loro uno strumento indispensabile: stabilire la differenza tra una forma e l'altra permetteva l'ordinamento rigoroso delle specie. Oggi le differenze si misurano sulla scala miscroscopica, e perciò fuori dalla vista, del patrimonio genetico, ma all'origine delle scienze moderne lo scienziato affinava con la descrizione morfologica, le capacità d'osservazione dell'artista. Valentina Perazzini si sofferma su quell'antica biforcazione tra arte e scienza, prima della definitiva separazione che conosciamo, per recuperare le finalità escplicative dell'arte e, insieme, le capacità visionarie della scienza. Il valore della sua ricerca sta, perciò, in questo equilibrio difficile, ma utile all'esercizio della conoscenza.”
I progetti di allestimento dell'artista sono completati da riferimenti letterari che offrono un ulteriore mediazione, questa volta della parola. Anche la scelta degli autori, accolti in libri e scritture reinterpretate, segue una logica coerente e va da Walt Whitman, cantore universalmente noto della poesia del filo d'erba, a Zolà letto come un erbario, al Calvino di Palomar. Da quest'ultimo autore, (ma si potrebbero trarre suggerimenti anche dall'opera di George Perec, nel suo Pensare, classificare) è possibile trarre la citazione che maggiormente esplicita la poetica dell'artista:
“Contare quanti fili d'erba ci sono, di quali specie, quanto fitti e come distribuiti. In base a questo calcolo si arriverà a una conoscenza statistica del prato, stabilita la quale... Ma contare i fili d'erba è inutile, non s'arriverà mai a saperne il numero. Un prato non ha confini netti, c'è un orlo dove l'erba cessa di crescere ma ancora qualche filo sparso ne spunta più in là, poi una zolla verde fitta, poi una striscia più rada: fanno ancora parte del prato o no?”
Nota Biografica
Valentina Perazzini nata a Rimini nel 1987, dove vive e lavora, ha conseguito il diploma in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2011, ha già partecipato a mostre collettive e personali ed è stata la vincitrice del premio Co.Co.Co e finalista del Premio San Fedele con pubblicazione in catalogo.