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La Mazzoleni Galleria d'Arte, dopo le importanti retrospettive dedicate negli ultimi anni ai maestri Emilio Vedova, Alberto Burri e Afro presenta nelle rinnovate sale espositive di piazza Solferino 2 a Torino una mostra dedicata al Maestro Enrico Castellani, una delle figure di maggior rilievo dell'arte italiana e internazionale della seconda metà del Novecento.

L'esposizione, a cura di Francesco Poli, che si sviluppa nelle due sale del piano terra e in tre sale del piano nobile della galleria, si propone di illustrare attraverso una trentina di opere l'importante percorso artistico del Maestro dal 1959, di cui è possibile ammirare Senza titolo, 1959, acrilico su tela, cm 30 x 40, fino alla recente produzione odierna.
Nel 1959 Castellani supera le sue prime esperienze d'ispirazione informale e, insieme a Piero Manzoni, apre a Milano la galleria Azimut e fonda la rivista Azimuth, in cui si sostiene una linea di ricerca fondata sul rifiuto dell'esperienza artistica precedente e sulla necessità di un'arte capace di rompere ogni legame con il concetto di rappresentazione e figurazione, utilizzando ai minimi termini i mezzi tradizionali del pittore: supporto, colore e pennello.
Il bisogno di assoluto che ci anima nel proporci nuove tematiche, ci vieta i mezzi considerati proprii al linguaggio pittorico. [...] Il solo criterio compositivo possibile nelle nostre opere sarà quello [...] che, attraverso il possesso di un'entità elementare, linea, ritmo indefinitamente ripetibile, superficie monocroma sia necessario per dare alle opere stesse concretezza di infinito, e possa subire la coniugazione del tempo, sola dimensione concepibile, metro e giustificazione della nostra esigenza spirituale. (Enrico Castellani, "Continuità e nuovo", in Azimuth, Milano, n. 2, gennaio 1960)
In questa prima fase, egli definisce e adotta una tecnica particolare in cui applica dei chiodi piantati su un telaio in legno da lui realizzato che modificano la tensione naturale della tela, creando sulla sua superficie dei rilievi e delle cavità. La tela, che è rigorosamente monocroma, abbandona la sua tradizionale funzione di supporto su cui dipingere e diviene una struttura spazio-temporale, in cui la disposizione dei chiodi crea un modulo e la sua ripetizione concretizza un ritmo infinito, evocato da quei chiari e scuri generati dal percorso della luce sulla superficie. Le superfici in rilievo costituiscono, insieme ai "sacchi" di Burri,
 ai "tagli" di Fontana e agli "achrome" di Manzoni, una tra le elaborazioni artistiche più rilevanti
 della seconda metà del Novecento, anche in campo internazionale. Da questo momento e fino ad oggi, anche nei lavori che coinvolgono in forma più ampia la dimensione ambientale, la variazione consiste nell'adozione di materiali differenti, nel colore della tela (Superficie blu, 1965, acrilico su tela, cm 120 x 150 o Superficie rossa, 2007, cm 100 x 100), nel formato (Superficie bianca, 1966, acrilico su tela, cm 30 x 30) e, soprattutto, nel ritmo in cui il modulo si succede sulla tela (Superficie bianca, 1981, acrilico su tela, cm 120 x 120).
In occasione dell'esposizione sarà realizzato un catalogo con la riproduzione a colori di tutte le opere esposte e un saggio critico di Francesco Poli.

La concretezza ritmica dell'infinito
Inizio: 25 ottobre 2013
Fine: 31 gennaio 2013
Mazzoleni Galleri d'Arte Palazzo Panizza
Piazza Solferino, 2 – 10121 - Torino
Da martedì a sabato: 10.30/13.00 – 16.00/19.30
Domenica su appuntamento
Lunedì chiuso
Ingresso Libero
Tel. +39 011 534473 – Fax +39 011 5113301
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Fonte: www.mazzoleniarte.it