Nuovo importante appuntamento espositivo a Palazzo Fantini di Tredozio. Dal 13 aprile al 19 maggio 2013, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, è infatti visitabile l’esposizione “la fucina e il lavoro dei contadini. Opere di artisti del Novecento”.
Come ogni anno l’appuntamento espositivo di Tredozio si collega alle iniziative che i Musei di S.Domenico di Forlì organizzano nello stesso periodo. Poiché quest’anno le iniziative forlivesi sono dedicate al Novecento, con l’arte e la vita in Italia tra le due guerre, Palazzo Fantini ha scelto di approfondire un tema centrale nella produzione artistica del Novecento quale quello del lavoro, collegandosi in questo modo anche con un’altra importante raccolta d’arte del Novecento conservata a Forlì, ovvero la collezione Verzocchi che raccoglie opere di artisti della prima e della seconda generazione del Novecento commissionate proprio sul tema del lavoro.
L’evento espositivo di Palazzo Fantini mostra due diverse raccolte. La prima, riunita sul tema della fucina, è composta da sei opere provenienti dalla Pinacoteca Comunale di Faenza e la seconda è costituita dai cartoni, di proprietà della Fondazione della Cassa del Risparmio in Bologna, realizzati da Galileo Chini nel 1940 per il ciclo pittorico dedicato al lavoro dei campi.
Le opere provenienti dalla Pinacoteca Comunale di Faenza, accomunate dal tema della Fucina, sono databili intorno al 1935. Gli autori sono tutti di area romagnola e riconosciuti come importanti protagonisti dell’arte anche a livello nazionale. A tre artisti faentini come Angelo Biancini, Serafino Campi e Alfredo Morini si aggiungono infatti l’imolese Anacleto Margotti, il lughese Ermanno Toschi e il ferrarese Galileo Cattabriga. Tutte le opere, raccolte forse in occasione di un concorso a tema mai completato, richiamano sia nel soggetto che nella forma espressiva la poetica del movimento milanese di “Novecento” diffusa negli anni Venti da artisti come Sironi, Funi e Tosi. Vi è da un lato il richiamo a un’arte nazionale sul modello dei grandi maestri del Rinascimento come Masaccio e Piero della Francesca e dall’altro l’espressione di un tema affrontato in quegli anni seguendo le indicazioni del Regime Fascista. Dalle interpretazioni dei lavoratori realizzate all’inizio del Novecento da artisti ispirati al socialismo umanitario come Pellizza da Volpedo o Lorenzo Viani si passa ad interpretazioni che privilegiano l’artigiano preindustriale presentato in un’ottica mitica e utopica, ben evidente nelle opere di Sironi del 1929-1933.
Come ha ben scritto la storica dell’arte Anna Tambini, che ha studiato le opere della Pinacoteca faentina, la versione della fucina di Alfredo Morini è quella più vicina agli ideali di “Novecento” anche a livello stilistico: la figurazione assume forme solide, statuarie, bloccate, in chiara antitesi alle figure vibranti e quasi abbozzate della pittura impressionista legata alla rapidità dell’emozione visiva. Anche il lavoro di Serafino Campi, che in quegli anni si esprimeva con successo particolare nella grafica pubblicitaria nazionale, resta in pieno nella poetica del Novecento ma risente anche dell’arte internazionale con piani di colore che, ad esempio, nelle figure dei lavoratori richiamano la maniera di Cézanne. La scultura in gesso di Angelo Biancini, realizzata nel 1934 quando l’artista aveva appena 23 anni, è ancora legata alla maniera classica di Libero Andreotti, suo maestro a Firenze nel 1929-1930, ma mostra già una modellazione personale, di intensa forza espressiva, resa evidente nella tensione dei muscoli e nella forza del gesto funzionale ai valori che si volevano trasmettere. Attenta ai valori, con una composizione che per cromatismo ed equilibrio diventa esemplare, è anche l’opera di Anacleto Margotti che aggiunge in primo piano una Madre che allatta, figura simbolica del “ritorno all’ordine” operato nell’arte già dal primo dopoguerra.
Acquistati nel 2007 dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna i sette cartoni preparatori di Galileo Chini costituiscono la seconda raccolta presente nella mostra di Palazzo Fantini. Questi cartoni, sono eseguiti a tempera, assemblati nelle varie parti e quasi integralmente colorati (una rarità per l’artista abituato ad eseguire bozzetti in bianco e nero) e rappresentano vari momenti del lavoro nei campi e cioè l’aratura, la semina, la mietitura e la raccolta della canapa, il dissodamento delle zolle, il legionario e la piantatura degli alberi. Realizzati per la grande decorazione del salone delle riunioni della casa del Contadino a Bologna, inaugurato nel 1942, questi cartoni rivelano un Chini munito di un profondo estetismo anche nella riproposizione di temi e figure tipici della grande decorazione fascista. Non si ravvisano però nella monumentalità di questi componimenti i consueti toni propagandistici, piuttosto un tenore meditativo sulle fatiche dell’uomo e sul suo destino; i contadini, le mondine, le risaiole sono eroi ed eroine di un mondo dove etica e sacralità prendono il sopravvento.
LA FUCINA E IL LAVORO DEI CONTADINI. Opere di artisti del Novecento
13 aprile – 19 maggio 2013
Giorni festivi e pomeriggi dei giorni prefestivi
10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00
Info. Tel. 051 330095 –
www.palazzofantini.net