L' Io labirinto nel mio Sé. Le opere pittoriche del Conte e del Cocozza sono la carne della loro mente, L'Io celato in ogni infimo tratto. Il loro Sé, L' essere tutto.
Mostra dal 07/12/2012 al 27/12/2012
Mostra a cura di Togaci
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Progetto Comunicativo
Lié Larousse
http://www.libroarbitrio.com/
Guest Star
KOMA' Artgallery
www.komagallery.eu
Presenta: FESTA FUNESTA
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La festa più triste del mondo a cura di Coll.K (dj da Kamera
DJArtSet By Marzia Stano aka UNA +coll.K (Dj da Kamera)
Approda
HulaHoop gallery
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Via de Magistris,91/93 - Roma (pigneto)
Apericena ore 19.30
Antonio Conte
http://www.equilibriarte.org/konteanto
Rimembra l'uomo viandante che soffermando lo sguardo sulla fattezza sinuosa ne sconvolge la mente. Sussulti di smanie ed emozioni sperdute, nebulose, si palesano nelle opere pittoriche di Antonio Conte, precisione labirintica con la quale forgia armonici ambienti dal mondo consumato ,inasprendone concetti di felicità, di bellezza ascosa, di esultata beatitudine, elargendo l'innata essenza del vero essere nascosto nei filamenti della tela che fluisce dai toni impattati dai colori e dalla sembianza della sua creatura da essa nata.
Cosicché ogni emozione, che reale alberga nella scenografia visionaria raccontata dal suo artefice Antonio Conte, ci investe spettatori in ogni attimo di osservanza, porgendoci su di un piatto d'argento, sorretto senza mani, la realtà della verità che rendiamo intangibile perché artefatti di noi stessi , così, col volto di sbieco, col naso ad un passo dal movimento del tratto, con l'occhio ammaliato, grati a siffatta autenticità sopravviviamo al delirio di non essere ciò che ambiamo.
L'essenza è nell'arte dell'opera resa tale dall'arte innata dell'elettivo uomo che l'ha creata , Antonio Conte nella sua magnificenza d'essere, non nell'essere l'artista magnifico . L'immaginario di sentirsi artisti né è solo la conseguenza.
Davide Cocozza
http://www.davidecocozza.com
Conoscenza arguta ed intellettuale, cupidigia di erudizione a tal punto che l' ardore di Davide Cocozza comprende la natura del proprio desiderio laddove risiede implodendo al suo interno in grandiosità di pigmenti , lussurioso spargersi dell'Io su tela, affreschi di sguardi, capricci, brama , esaltazione, impressioni che trapelano dalle pennellate donate loro dal diletto dell'Artista mai sazio. Il suo concupire emerge nell'estasi dello sfavillio della pupilla dell'uomo che osserva e che è osservato, dalla florida bocca di bambina , dal sospiro di donna rubato in quel limbo ove il tempo soffia, così si nutre Davide Cocozza, di una tridimensionalità che erge le sue opere in forma umana. In un letto scavato dall'animo si desta immune dalle precondizioni che lo circondano, immune dall'essere persuaso e posseduto dal volere dell'individuo moderno contemporaneo che si affama di fama senza sapere ciò che agogna davvero, ciononostante, Egli in questi anni dieci del nuovo secolo, abbraccia lo spazio con i suoi pellegrini suscitandoli dalla vita abbandonata persa per rincorrere un sogno desolato dall'arguire andato, abbagliandone il viaggio.
KOMA’ presenta LA FESTA FUNESTA
Komà la prima galleria d’arte contemporanea nel molise.
Ce lo siamo chiesti più volte: cosa vuol dire operare, per caso o per volontà, in una zona di confine?
Forse vuol dire raccontare la fine di una grande narrazione, che rendeva possibile credere nell'esistenza di significati universali e condivisi. Oppure vuol dire raccontare la fine del grande centro, la fine delle gerarchie stabilite, la fine del pensiero sistematico e razionale. Un pensiero che si reputa infallibile e che non è disposto ad evolversi ed a modificarsi in base al contesto o alla situazione in cui nasce.
Il confine offre la giusta dose di isolamento. Quella dose che ti permette lunghi momenti di silenzio e di riflessione, che ti spinge all'autonomia, alla fantasia, che ti allontana dal conformismo e dalle mode passeggere.
Se, come scrisse Baudrillard qualche anno fa, viviamo in un mondo dove c'è sempre più informazione e sempre meno significato, è davvero necessario operare una messa in discussione radicale del proprio modo di fare arte e ricostruire autonomamente l'anatomia dei propri significati senza aver paura della stranezza, dell'impopolarità, o dei risvolti inediti che le proprie scelte potrebbero generare. Essere al confine consente la possibilità di percorrere strade nascoste ma inesplorate, di guardare il mondo dalla giusta distanza senza mai essere veramente dentro le cose, di assumere una prospettiva marginale,di sviluppare un pensiero laterale.
All'arte che si accontenta di fabbricare “prodotti” rispondiamo con un'arte che desidera generare esperienze. Un arte lontana dai musei ma vicina ad ogni contesto in cui opera l'uomo.
Trasformare la propria vita in un'opera d'arte, essere artefice di piccole rivoluzioni quotidiane, osservare, giorno per giorno le trasformazioni che il proprio pensiero produce.
Le nostre risposte all'affollamento di idee e di opere, alla confusione ed alla distorsione mediatica sono il silenzio e la sottrazione, la nostra arma è la pazienza. Perché è non cambiando niente che tutto è diverso.
Come Lucifero, abbiamo scelto di regnare all'inferno, piuttosto che servire in paradiso.
Come Dubuffet crediamo che “La vera arte non è mai dove ci si aspetta che sia: nel luogo dove nessuno la considera, nessuno la nomina. L'arte detesta essere riconosciuta e chiamata per nome. Scappa immediatamente. L'arte ama l'anonimato. Appena è scoperta, appena viene additata, fugge.”
Ecco dunque La FESTA FUNESTA, la festa piu triste del mondo, come una piccola rivoluzione nel quotidiano manifesta uno stato d’animo, quello del popolo funesto.
Noi condannati dal “dolce Oblio” alla lucidità e alla profondità, Non siamo Né il problema Nè la soluzione.
Né con DIO Né con LUCIFERO!!!
Abbiamo la “bile nera” ed anche il nostro umore è nero
La nostra bandiera è uno stato d’animo.
La nostra tristezza è tutt’altro che inconsapevole
Noi non ci arrendiamo passivamente al vivere
Noi non ci adattiamo agli avvenimenti esterni con la convinzione che non ci riguardano
Noi prendiamo l’iniziativa!!