Quasi ad illustrare una delle sfaccettature della poliedrica personalità di Mario Agliati, fondatore della rivista “Il Cantonetto” recentemente scomparso, la Biblioteca Cantonale di Lugano dà spazio a una piccola mostra delle opere pittoriche del suo assiduo frequentatore, in concomitanza con l’uscita e la presentazione di un numero speciale della rivista a lui dedicato.
Si tratta di una serie delle cartoline che Agliati amava spedire, da Lugano o da luoghi di villeggiatura, ad amici e parenti. Dipinte sullo spazio bianco delle ormai desuete cartoline postali, quindi di misura ridotta, sono la trasposizione in chiave pittorica degli schizzi a penna che soleva tracciare con rapidi tratti nelle situazioni più disparate, spesso in piedi e inosservato, su modesti quadernetti in formato tascabile.
L’umiltà o meglio la quotidianità dei materiali impiegati – la carta, i pastelli acquerellabili – riflette la scelta e l’impostazione dei soggetti: scenette di vita che abilmente colgono i personaggi nella loro spontaneità, in momenti inopinati. Persone semplici e sobriamente vestite in un mercato ligure, nei buffets delle stazioni o nelle “cafeterie”, eleganti al bar o alla posta, dall’aria intellettuale in biblioteca, interamente attente alle loro diverse faccende; tutte ritratte quasi di soppiatto, ma sempre con umana partecipazione, comprensione e simpatia, e soprattutto mai giudicate.
Un approccio che si potrebbe paragonare a quello della fotografia istantanea se non fosse per la sicurezza della composizione che tradisce l’occhio artistico di Agliati. Il suo animo di letterato traspare dall’aggiunta di didascalie poeticamente ironiche o di citazioni letterarie che nel contesto della profanità del soggetto inducono al sorriso.
Scriveva Amleto Pedroli: “ […] Mario Agliati si è fatto così una sua galleria di ritratti, e talvolta paesaggi, […] dimostrando la sua capacità di cogliere con arguzia, con sapienza descrittiva ciò che lo circonda, il gran teatro del mondo o, come ama dire lui, il ‘teatrino’, o una balzachiana petite comédie humaine; i suoi personaggi, non maschere, non caricature, sono l’espressione della sua sagace, curiosa attenzione per l’umanità. Ogni persona da lui còlta, descritta, rivela non soltanto i suoi tratti somatici, ma la sua interiorità. Il che non è poco.”
L’affettuosa indulgenza con cui ritraeva i personaggi con la matita e il pennello è la stessa con cui Agliati stendeva con la penna o la macchina da scrivere le “sorridenti e umane paginette” delle sue raccolte di racconti o anche di alcuni suoi “corsivetti”. La generosità d’animo di Agliati si rivela anche nel fatto che lui non possedesse nemmeno una cartolina: la presente mostra è stata resa possibile grazie alla disponibilità dei numerosi destinatari.
Le cartoline sono nate nell’arco degli ultimi vent’anni. Considerate da Agliati all’inizio un divertissement, con il passare degli anni hanno assunto per lui sempre maggiore importanza, divenendo una delle sue attività principali.
Si è concluso così, col pennello in mano, un ciclo di vita artistica che, come si legge nel suo libro L’erba voglio, era iniziato negli anni Venti nella portineria delle scuole comunali, quando il piccolo Mario chiedeva perentoriamente alla nonna di portargli “carta e lapis”, per poi disegnare sui fogli in cui prima era stato avvolto il formaggio “storie illustrate sul filo di una fantasia galoppante, con grande entusiasmo”. E sempre nella portineria studiava attentamente, settimana dopo settimana, le tavole delle copertine della “Domenica del Corriere” di Achille Beltrame e si esaltava per le illustrazioni che il pittore piemontese Attilio Mussino dedicava al collodiano Pinocchio. Abbandonò il disegno alle scuole superiori, non interessandosi minimamente a quello tecnico. Solo alle Magistrali riscoprì il proprio talento grazie anche all’incoraggiamento del suo professore, il pittore Ugo Zaccheo. Scelse poi di concentrarsi sulla parola scritta, coltivando la pittura solo molto sporadicamente finché, appunto, negli anni Novanta non gli si aprì davanti il mondo delle cartoline.
L’osservatore attento noterà senz’altro come nelle cartoline esposte, anche a causa dell’indebolimento della vista dell’autore, sia andato progressivamente crescendo il grado di astrazione, fino ad arrivare a quello che Agliati amava definire, con una simpatica nota di autoironia, “un cauto impressionismo”.
Le cartoline saranno esposte alla Biblioteca Cantonale dal 1. al 17 giugno 2012.
La presentazione del numero speciale della rivista si terrà martedì 12 giugno alle ore 18,00.
Biblioteca cantonale di Lugano
Viale Carlo Cattaneo 6
6901 Lugano
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