Dal 20 settembre al 10 novembre 2012 La Galleria Monopoli di Milano presenta: Lo spazio, il movimento, una mostra personale di Dadamaino curata da Andrea Fiore. Il percorso espositivo propone un excursus tra la produzione della celebre artista milanese dalla fine degli anni Cinquanta alle sue ultime opere.
La mostra introduce il visitatore nella produzione di una delle maggiori personalità artistiche del Novecento: Dadamaino. Un percorso scandito dalla presenza di opere che coprono un ampio arco temporale, partendo dai volumi, di fine degli anni Cinquanta, fino ai movimenti delle cose degli anni Novanta. L’intento della mostra è di proporre al pubblico un’esaustiva sintesi dell’esperienza artistica di Dadamaino, senza rinunciare alla presenza di opere importanti e storicizzate.
Edoarda Maino (1930-2004) è una figura decisiva per la comprensione dell’ambiente artistico italiano tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Settanta. In questi anni Dadamaino fu un’importante interprete del fermento culturale che portò alla costituzione delle nuove avanguardie. Negli ultimi anni Cinquanta, grazie all’indispensabile contributo dello spazialismo di Lucio Fontana, Dadamaino ricerca il superamento della pittura attraverso i suoi volumi. La successiva tendenza alla sperimentazione dei materiali, già nei primissimi anni Sessanta, fa si che Dada «si occupi dei problemi moderni» (P. MANZONI, Padova 1961) attraverso la realizzazione dei volumi a moduli sfasati. La sperimentazione artistica di Dada, tra gli anni Sessanta e Settanta, è caratterizzata da profonde riflessioni scientifiche sull’ordine matematico delle cose, come si riscontra nei disegni ottici dinamici e nelle modulazioni cromatiche delle ricerche del colore. La ricerca dei materiali lascia il passo a un’indagine antropologica sulla comunicazione, attraverso l’invenzione di un codice espressivo regolato da leggi universali. La poetica di Dadamaino passa dall'abbattimento della superficie materica, alla costruzione di un nuovo linguaggio. Nascono in questo modo gli inconsci razionali, nella seconda metà degli anni Settanta, e gli alfabeti della mente negli anni Ottanta. Dadamaino si esprime attraverso la serialità del segno, ma senza abbandonare la manualità che rende il suo lavoro metodico, un’espressiva testimonianza dell’intimo sodalizio tra artista e medium artistico. Il linguaggio dei simboli diventa gradualmente più semplice fino a trasformarsi in percezione di movimento; nei più recenti movimenti delle cose e seind und zeit. I segni elementari si trasformano in un sensuoso movimento. Le opere esposte sono presenti nel catalogo realizzato in occasione dell’esposizione con testo introduttivo a cura di Flaminio Gualdoni