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La mostra è un omaggio a Lorenzo Lotto, uno degli artisti più eccentrici e inquieti del Rinascimento italiano.
Riscoperto dalla critica novecentesca dopo più di tre secoli di oblio, è attualmente considerato uno degli interpreti più sensibili e profondi del suo tempo ma anche il più vicino alla sensibilità e alle inquietudini contemporanee per la libertà della sua invenzione artistica.

I dipinti selezionati per l’esposizione (ampliamento di quella da poco conclusasi a Mosca presso il Museo Puškin) intendono documentare i diversi momenti dell’intenso legame tra l’artista veneziano e le Marche e insieme consentono di tracciare un’affascinante sintesi delle componenti della poetica lottesca, di seguire insomma il cammino della sua arte e la ben rilevabile evoluzione stilistica nel corso della sua carriera. Le opere marchigiane dell’artista veneziano segnano, infatti, uno dei momenti più importanti della sua poetica e del Cinquecento italiano.
La mostra illustra inoltre, sebbene in forma sintetica, i diversi temi caratterizzanti della produzione del pittore, vale a dire quello dominante della pittura di devozione, di destinazione sia pubblica sia privata, della ritrattistica e delle allegorie di carattere profano.

E’ suddivisa in quattro momenti cronologici, corrispondenti ai ripetuti viaggi e soggiorni dell’artista nelle Marche: dal 1506 al 1512, dal 1525 al 1527, dal 1533 al 1539 e infine dal 1549 al 1556. Quest’ultimo periodo si chiude col ‘ritiro’ nella Santa Casa di Loreto dove il pittore morì.
Nella sezione finale con l’esposizione di alcuni splendidi ritratti - realizzati a Bergamo, a Venezia, a Treviso e nelle Marche - si intende evocare il racconto della sua vita, i suoi tanti viaggi, i luoghi dove ha vissuto, le persone che ha conosciuto.  

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