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Nuovi collezionisti nascono grazie all’on line al tempo del Covid. Come sono andate le aste, come sono cambiati gli acquirenti? Ne parliamo con Cristiano Collari della storica casa Bolaffi.  

Molte gallerie hanno chiuso, le fiere d’arte sono state duramente colpite anche se alcune hanno saputo trasformarsi in versione “virtuale”, come anche i musei. Negli Usa addirittura  alcuni musei hanno venduto opere della collezione per rimpolpare il fondo acquisizioni e non solo (con un percorso detto di “deaccessioning”). Anche le due major straniere in Italia,  Christie’s e Sotheby’s , hanno cambiato il calendario delle proposte e hanno puntato  sulle live auction e l’online. 

Per tutto il mondo dell’arte e del collezionismo sono stati 12 mesi di grandi sommovimenti. Ma anche un anno contraddittorio. Alcuni operatori del settore hanno parlato di «anno perduto». Ma altri, alla fine di un anno inedito, inimmaginabile, a causa della  pandemia di coronavirus, sostengono che il mercato dell’arte ha retto. I risultati sarebbero stati rassicuranti, se paragonati alle aspettative davvero nere di marzo e aprile 2020 all’inizio della crisi. 

In Italia alcune maison non hanno neppure subìto perdite rispetto al 2019, e hanno continuato a proporre, per lo più online, artisti di tutto il Novecento fino ai giorni nostri, beni di lusso, gioielli, i cosiddetti “collectibles”, ma anche arte antica e Design. E con vari livelli di prezzo, non solo opere dai valori “affordable”. 

Ne chiediamo conferma a Cristiano Collari, che ha un punto di vista privilegiato, come responsabile del Business Development della storica casa Bolaffi, per la quale supervisiona le aste di arte antica, arte moderna, design e libri. 

Che cosa hanno cercato maggiormente i collezionisti? 
Hanno cercato tanto e sicuramente molto di più dello scorso anno ma tra le categorie più gettonate ci sono sempre gioielli, vini, orologi.  

E’ vero che il digitale ha salvato le aste arricchendo il pubblico, diversificandolo e fidelizzandolo come mai prima? Si apre una nuova era dentro una crisi e da questa crisi può trarre il meglio in termini di rinnovamento e innovazione? 
In parte. Ovvero ritengo che il pubblico digitale raggiunge le case d’aste sparse in giro per il mondo alla ricerca di un particolare oggetto o opera d’arte. La fidelizzazione può avvenire solo quando si stabilisce un contatto, anche virtuale, ma diretto tra l’esperto e il cliente. Per quel riguarda l’innovazione sono certamente d’accordo.  

Andiamo sul concreto. Ci parli delle ultime due aste: partiamo da quella  del 22 aprile di dipinti e antiquariato. Vendite? Top price? 
L’asta è andata molto bene, abbiamo venduto per oltre 600.000 euro in totale con una percentuale di venduto pari al 125% per valore. Un olio su tela del primo Seicento napoletano, in cui gli esperti ravvisano echi di Bernardo Cavallino, raffigurante la Madonna con Bambino è volato fino a 81.200 euro (compresi i diritti). Contesa tra numerosi collezionisti anche l’icona russa del Settecento “Madre di Dio della passione”, la più venerata della cristianità ortodossa, aggiudicata a 46.200 euro. Il terzo miglior risultato della vendita è stato quello di un pregiato monetiere da tavolo del XVII secolo in legno intarsiato in madreperla, salito fino a 37.000 euro. Tra le altre aggiudicazioni di rilevo anche due lotti di Michele Antonio Rapous aggiudicati rispettivamente a 27.500 euro (scena bucolica con putti) e 20.000 euro (coppia di capricci architettonici con putti e fiori) e un magnifico dipinto ottocentesco del pittore fiorentino Federico Andreotti “Fanciulla con fiori”, 27.500 euro. 

C’era qualcosa che si poteva comprare venendo incontro ai collezionisti che non possono spendere una fortuna? 
Assolutamente si, ad esempio una coppia di battaglie in stile di Jacques Courtois che passate da una stima di 400 euro a 3.000 euro, mentre un dipinto di Cornelis Van Poelenburgh da 1.000 euro di stima è arrivato a 12.000.  

Grande successo ha avuto la seconda asta, davvero originale, una collezione unica: decine di motocicli particolari e d’epoca. Come l’avete scovata? Ci faccia qualche esempio. 
Ahimè non posso dirle come e dove l’abbiamo scovata, ma posso senz’altro dirle che è stata l’asta con il maggior numero di partecipanti nella storia di Aste Bolaffi, il 97% per cento dei lotti venduti, con un rialzo medio del 190% su ogni singolo lotto per le circa duecento fra motociclette, biciclette a motore e scooter. 

Secondo l’esperienza della maison le vendite a distanza (e quindi tutto il settore dell’e-commerce, e-auctions comprese) funziona in tutte le aree del collezionismo? Quindi anche arte antica e arte moderna e contemporanea. I pre millennials non si sono sempre mostrati riottosi ad accettare l’idea dell’acquisto di arte a distanza? 
Questo era forse vero prima della pandemia ma oggi anche i clienti più riottosi hanno imparato e si destreggiano sempre meglio nel nuovo mondo dell’online.

E’ vero che alla clientela storica si sono affiancati nuovi acquirenti e che il partecipare ad un’asta ha costituito per molti la scoperta di un modo alternativo, coinvolgente e divertente, di acquistare in rete? 
Assolutamente sì, un numero sempre maggiore di clienti si avvicina alle aste tradizionali, nuovi utenti che vengono da tanti paesi del mondo intero! 

Per Bolaffi è un settore storicamente importante: qual è il presente della Filatelia?
La filatelia, insieme alla numismatica, rimane il nostro core-business e, dopo un periodo di difficoltà negli anni scorsi, si è stabilizzata su ottimi risultati come dimostra anche l’asta di poche settimane fa che ha totalizzato 2.100.000 euro compresi i diritti e una percentuale di venduto superiore al 70%. In generale la domanda del mercato per i pezzi rari e di buona qualità è sempre alta e le collezioni prestigiose in termini di provenienza danno e daranno sempre più ottimi risultati. 

Intervista a cura di PG