Ha fatto discutere la mostra Arte e Fascismo, da un'idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. Una grande esposizione che vuole analizzare i vari e complessi modi in cui il regime fascista influì sulla produzione artistica italiana e l’utilizzò a fini propagandistici.
La mostra rievoca le principali occasioni in cui gli artisti danno voce all'ideologia, ai temi e ai miti del fascismo attraverso la partecipazione a Biennali, Quadriennali, mostre sindacali, a concorsi e a commissioni pubbliche.
Il regime fascista non impone però un gusto. Si ha così la presenza di espressioni e correnti diverse: l’avanguardia legata in particolare al Futurismo, che condivide con il fascismo lo slancio interventista e rivoluzionario. Ma anche il “ritorno all’ordine”, con il movimento del Novecento italiano, creato da Margherita Sarfatti, che fu per un certo periodo sia amante sia ispiratrice cultural-politica di Mussolini. Il «ritorno all’ordine» propugnato dal movimento è così riassunto da Margherita Sarfatti: «I novecentisti sono convinti che la forma deve essere semplice e se anche non è reale pure deve essere vera. Precisa e decisa la forma, deciso il colore». E’ un rifiuto delle avanguardie artistiche a favore di linguaggi storici e figurativi e faceva riferimento ai periodi classici dell’arte italiana, del Quattrocento e del Cinquecento. Ma non manca un’arte di propaganda volta alla costruzione del consenso.
Lo stesso rapporto tra gli artisti e il potere non è definito né unico. Accanto a figure dichiaratamente fasciste, convinte sostenitrici del Duce come Depero e Sironi, si muovono artisti meno ingaggiati, più o meno distanti ma comunque presenti nel ricco panorama italiano.
Allo stesso tempo, i nuovi luoghi del potere divengono strumento di affermazione attraverso un linguaggio aperto tanto al classicismo quanto al razionalismo, che coinvolge architettura, scultura e arte murale, rinata sotto l’impulso di una rinnovata volontà celebrativa. E un tema particolarmente importante in mostra è l'impulso dato all'architettura e alla decorazione murale e al modo in cui pittori e scultori si misurano con la funzione sociale dell'arte pubblica.
Tra pittura, scultura, documenti e materiali d’archivio, il percorso espositivo si snoda tra 400 opere di artisti e architetti come Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt, Arturo Martini, Marino Marini, Massimo Campigli, Achille Funi, Fortunato Depero, Tullio Crali, Thayaht, Renato Bertelli, Renato Guttuso. Provenienti da collezioni pubbliche e private le opere dialogano con alcuni dei grandi capolavori del Mart e con numerosi materiali provenienti dai fondi dell’Archivio del ’900.
Otto sezioni cronologiche e tematiche scandiscono la visita: Novecento italiano, dedicata al grande progetto di sostegno agli artisti e alla cultura di Margherita Sarfatti; L’immagine del potere, sull’iconografia del Duce tra celebrazione del capo e diffusione del mito; Futurismo. Celebrare l’azione, l’arte totale della maggiore avanguardia italiana; Arte monumentale, l’educazione e la propaganda attraverso la grande arte murale, i mosaici, gli affreschi, i decori, i monumenti; L’architettura e il rapporto con le arti, progetti, bozzetti e arte astratta per edifici grandiosi che esaltassero la potenza italiana, Nuovi miti, non solo l’eroe e l’atleta, ma anche il lavoratore, la donna, la famiglia, alla ricerca della definizione di un sistema sociale virtuoso; Il sistema delle arti, l’organizzazione di un’arte di stato tra mostre, quadriennali, biennali e concorsi; La caduta della dittatura, la fine di un’era tra iconoclastia, satira e dramma.
Mostra: Arte e Fascismo
Rovereto - Mart
Fino al 01/09/2024
Indirizzo: Corso Bettini 4 - 38068 Rovereto (TN)
Orario: Martedì-Domenica 10.00-18.00 | Venerdì 10.00-21.00 | Lunedì chiuso
L’allestimento è progettato da Baldessari e Baldessari.
Il catalogo
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo pubblicato da L'Erma di Bretschneider con saggi di alcuni tra i maggiori studiosi del periodo, un'introduzione di Vittorio Sgarbi, i testi delle curatrici della mostra e dei ricercatori dell'Archivio del '900 del Mart.
In alto: Alfredo Catarsini, Il grano della bonifica lucchese (1940)
Qui sotto: Fortunato Depero, Fascismo (1925)
Carlo Carrà, Atleti in riposo, pugilatori (1933-35)