La mostra, ideata per essere itinerante, presenta in anteprima mondiale in Palazzo Madama a Torino, il Gianfranco Ferrè (Legnano 1944-Milano 2007) meno noto e celebrato, ma non per questo meno intrigante e suggestivo per la genialità artistica e la sontuosa eccentricità delle creazioni esposte: del grande “architetto della moda” – come Ferrè era spesso soprannominato per essersi laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1969 – esponente di punta del made in Italy, l’aulica Sala del Senato del Palazzo subalpino presenta infatti i gioielli e gli ornamenti da lui ideati e disegnati per accompagnare gli abiti nel magico rituale della sfilata.
Un Ferrè dunque visto e raccontato “sotto un’altra luce”. Non il Ferrè delle collezioni moda universalmente conosciute, degli abiti creati attraverso una visione stilistica grandiosa e strutturata o delle celebri camicie bianche (capo icona delle sue creazioni, su cui tre anni fa fu anche progettata al Museo del Tessuto di Prato la grande retrospettiva “La camicia bianca secondo me”) o ancora delle “vesti scultura” realizzate per la maison Christian Dior, per le cui linee femminili fu Direttore Creativo dal 1989 al 1996; ma il geniale inventore di quegli “orpelli” da sogno, gioielli-ornamento frutto di una rigorosa mai anarchica creatività “che entra subito in simbiosi – scrive bene Rita Airaghi, direttore della Fondazione Gianfranco Ferrè – con l’abbigliamento, in un intreccio impossibile da sciogliere in termini di progettazione e ispirazione, sperimentazione e fascinazione”. Organizzata e prodotta dalla Fondazione Gianfranco Ferrè (nata nel 2008 con lo scopo, fra gli altri, di gestire un archivio vestimentario di circa 3mila fra capi e accessori appartenenti alle collezioni Gianfranco Ferrè Donna, Uomo e Alta Moda) e Fondazione Torino Musei, la rassegna presenta ben 200 di quegli oggetti-gioiello che ripercorrono per intero la vicenda professionale e artistica del celebre stilista italiano. Realizzati per sfilate dal 1980 al 2007, sono esposti insieme ad alcuni capi “in cui è proprio la materia-gioiello a inventare e costruire l’abito, diventandone sostanza e anima”. Del resto, furono proprio “bijoux” e “accessori” a rappresentare il primo momento creativo di Ferrè: “Ne realizzò alcuni all’Università – ricorda ancora Airaghi – bracciali e collane in cuoio, molle industriali, minuterie metalliche,troppo all’avanguardia per un tempo in cui il bijou che volevano le ‘sciure’ era il falso oro, il falso argento, la falsa perla”. E lo stesso Ferrè testimonia a parole, negli appunti per le sue lezioni tenute in tutto il mondo (nel marzo 2007, pochi mesi prima della scomparsa, fu anche nominato Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera), la grande passione per un campo sperimentale come quello legato all’oggetto ornamentale approcciato sempre con la geometrica rigorosità dell’architetto ma anche con una sorta di esotico misticismo trasmesso forse a Ferrè dai lunghi e frequenti soggiorni in India. “Il gioiello – scriveva– ha avuto in passato straordinarie valenze rappresentative, come simbolo di ricchezza, potere, prestigio, autorità. Ora è soprattutto un mezzo per la rappresentazione di se’. Come l’abito e forse più dell’abito”. E aggiungeva: “Non sento la minima differenza fra ‘sognare’ un abito o un gioiello”. E di ciò si ha netta percezione nella mostra a Palazzo Madama, dove la curatrice Francesca Alfano Miglietti ci presenta “pietre lucenti, metalli smaltati, conchiglie levigate, legni dipinti, vetri di Murano, ceramiche retrò, cristalli Swarovski e ancora legno e cuoio e ferro e rame e bronzo, nel susseguirsi di un incantato orizzonte di spille, collane, cinture, anelli, bracciali, monili”. Di grande interesse anche l’allestimento della rassegna affidato a Franco Raggi, costretto a mediare e a mettere insieme due dati oggettivi, spesso contrastanti: l’imponenza del Palazzo ospitante e le “curiosità formali” e gli “azzardi estetici” dei gioielli dello stilista. Mediazione risolta con bizzarro acume,“in una serie ordinata – precisa Raggi - di sei contenitori in struttura di ferro”, vere e proprie “gabbie” nelle quali “imprigionare e difendere queste creature fragili e strane”; gabbie volutamente “arrugginite” , brutalmente esposte alla loro “povertà materiale” (Pop Art) per non “competere con la grandiosità dello spazio e la ricchezza degli ornamenti” e tutte e sei appoggiate su una pedana tecnica, anch’essa arrugginita. “ A Gianfranco - conclude Raggi – la ruggine piaceva molto. Non so perché”.
Gianni Milani
“Gianfranco Ferrè. Sotto un’altra luce: Gioielli e Ornamenti”
Palazzo Madama - Sala del Senato, piazza Castello, Torino, tel. 011/4433501; www.palazzomadamatorino.it
Fino al 19 febbraio 2018
Orari: lun. – dom. 10/18; chiuso il martedì