Maria Grazia Solano (Torino, 1969) è un’attrice teatrale la cui genesi ha preso forma al Piccolo Teatro di Milano, diretta da Giorgio Strehler dove si diploma nel 1993 e dove ha lavorato per produzioni teatrali fino al 2000.
Gli studi della scuola superiore invece li compie al Primo Liceo Artistico di Torino e dunque questa sua prima mostra personale alla galleria Raffaella De Chirico è un ritorno all’arte visiva, passione in realtà sempre perseguita, e mai abbandonata, e sviluppata in un percorso intimo e non espositivo dall’età di 14 anni.
“Fatte ad arte” consta di 7 ritratti di donne ricorse alla chirurgia estetica. Maria Grazia Solano parte da un progetto più di un anno fa che si è modificato ed evoluto nel corso delle sedute e delle conversazioni con le sue modelle: ha registrato il cambiamento che le si manifestava, ascoltando e dipingendo, realizzando cosa esso significasse per sé. Solano aveva necessità di comprendere la propria curiosità, causata dal tempo e dall’effetto che produce sull’essere umano depositandosi sulla pelle e, come spesso accade, ha dovuto scoprirlo attraverso l’altro da sé. “Con un naso come il mio non ho mai potuto interpretare Giulietta. Ho recitato per superare delle inibizioni, si ha un motivo per essere al centro dell’attenzione, si ha l’esigenza di ricevere un applauso per staccarsi da se stessi. La pittura mi ricompatta”.
E’ l’insoddisfazione al raggiungimento di un ideale di bellezza che la pittrice torinese registra attraverso i colloqui, che diventano anch’essi delle pièces, anche più contemporanee attraverso l’uso di una sedia/confessionale. Le modelle sono tutte infatti ritratte sulla stessa sedia, che è anche il luogo dove si sono raccontate: hanno parlato di sé, dei loro sogni, che Maria Grazia ha rivelato attraverso il codice muto della pittura. Non potrebbe raccontarlo in altro modo perché ciò che va in scena non può e non deve essere raccontato, “tradurre” attraverso la narrazione significherebbe tradire.
Secondo Foucault, la prima soggettività che prende coscienza di sé attraverso la confessione sta nell’Edipo re sofocleo. Edipo infatti arriva a riconoscersi soggetto solo al termine di un percorso che ha nella parola del testimone e nel giudizio del coro, i suoi punti di snodo cruciali. Ma Solano è scevra dal giudizio nei confronti di chi ritrae: a lei interessa conoscere l’impulso attraverso il quale esse intervengono sulla propria pelle, per il Trionfo del Tempo e del Disinganno, come ci direbbe Händel, una delle colonne sonore che hanno accompagnato la pittrice nella creazione del progetto pittorico.
Galleria d'Arte Raffaella De Chirico
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