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Diari inediti, preziosi documenti e curiosi "souvenirs" raccontano la passione per i viaggi degli ultimi Marchesi di Barolo. Fino al 3 giugno.

Al poverel tua mano pietosa stendi, ch’in sollevare le affamate squadre simile al Creator Te stessa rendi”: versetti profetici, parte di un sonetto datato 1807 dedicato da “La madre dello sposo alla sposa” e affiancato ad un altro indirizzato “Al padre dello sposo”, con tanto di congratulazioni del Sacerdote Giandomenico Data. Accanto il “Contratto di matrimonio”, manoscritto originale datato “Saint Cloud, 16 agosto 1806”; testimone di nozze nientemeno che Napoleone Bonaparte, incoronato “Empereur” a Notre-Dame nel dicembre di due anni prima da Papa Pio VII. Si apre con questi storici documenti, riferiti alle nozze di Giulia (Juliette) Colbert di Maulévrier e di Carlo Tancredi Falletti di Barolo (conosciutisi proprio alla corte di Napoleone, dove Carlo Tancredi esercitava la funzione di Ciambellano), la suggestiva mostra dedicata, in Palazzo Barolo a Torino, a due personaggi straordinari, vissuti in totale simbiosi di principi ed affetti, cavalcando, con una “visione illuminata di autentici innovatori sociali”, i principali fermenti culturali e politici dell’Ottocento. Al di qua e al di là delle Alpi. In odore di “Santità” - per entrambi è stato da tempo avviato il processo di beatificazione - degli ultimi Marchesi di Barolo si vuole raccontare nella mostra, ospitata nei sotterranei e al piano terra di quella che fu la loro dimora (aperta a nobili, politici e intellettuali, non meno che ai poveri e ai più bisognosi della città), uno spaccato di vita assai diverso da quello solitamente narrato nelle pagine di storia ufficiale: quell’amore per i viaggi, anch’esso condiviso in toto, che fin dai primi tempi del loro matrimonio li portò a trascorrere molti periodi all’estero, girovagando fra Italia ed Europa dal 1805 al 1834. Frequentissimi quelli alla volta di Parigi, ma anche in Svizzera, in Inghilterra e su e giù per l’Italia. Un peregrinare attento e curioso: in certo senso anche “didattico” poiché utile a trasferire nella consuetudine della loro quotidianità quanto visto e appreso in terre per allora lontane, spostandosi non di rado con difficoltà a dorso di cavallo o di mulo. A darne fedele testimonianza sono dieci preziosi diari manoscritti, tuttora inediti, conservati nel riordinato Archivio Storico dell’Opera Barolo e che, insieme ad alcuni volumi della Biblioteca, a disegni e a piccoli “souvenirs”, documenti e oggetti vari fra i più curiosi e imprevedibili, oggi conservati nelle raccolte di Palazzo Madama a seguito dei lasciti testamentari, costituiscono il fulcro della rassegna in corso. Curata con puntigliosa verve scientifica da Edoardo Accattino con Giovanni Scorpaniti, la mostra é introdotta da due “corposi” ritratti a pastello su cartone di Giulia e Carlo Tancredi realizzati dal “regio pittore” Luigi Bernero accompagnati dall’opera di sentore manieristico del saviglianese Pietro Ayres: qui i due coniugi sono raffigurati insieme, le mani su un poderoso testo letterario, in mezzo a loro l’immagine di una minuta crocifissione. A seguire, troviamo poi i pregevoli disegni di paesaggio e figure realizzati preferibilmente a matita su carta da Carlo Tancredi e ad acquerello da Giulia. E ancora, la copiosa serie di oggetti “da viaggio” raccolti o utilizzati durante gli spostamenti: dagli occhiali da sole, al libro di preghiere e al prezioso orologio, fino al nécessaire per pretenziosi viaggiatori (in verità non molto dissimile per fattura dal beauty odierno) e al servizio completo di bicchieri da viaggio. E il percorso continua con selle da amazzoni, binocoli, corde da scalata, via via fino alle racchette da neve in legno e ferro, agli scarponi con brocche antiscivolo e alla coppia di ghette. “Nei suoi diari – racconta Accattino Tancredi descrive in maniera oggettiva tutto ciò che vede, come in una sorta di ‘guida turistica’, dove però non mancano anche riferimenti ad innovazioni sociali messe poi in pratica sia come amministratore pubblico (fu sindaco di Torino nel 1826-’27) sia come privato cittadino”. Per Giulia invece, donna profondamente buona e colta, il viaggio appare sempre e soprattutto come “viaggio dell’anima”, intrapreso “per ispirarsi nella ricerca di nuove soluzioni ai drammatici problemi generati dalla nascente industrializzazione e dalla cultura borghese del profitto”. Nata nella cattolica Vandea (“ricordati che io sarò sempre vandeana” intimava al troppo anticlericale conte di Cavour, quel “petit terrible Camille”, con cui – rampolli di buona famiglia – “aveva giocato da bambina a palle di neve fra l’uno e l’altro confine”) fu proprio la sua incrollabile fede a trasfondere l’esperienza dei molti viaggi in quelle opere di carità sociale che ancora oggi proseguono nell’Opera Barolo, nata nel 1864 per suo stesso volere testamentario.

Gianni Milani

“Oltre il viaggio…Giulia e Tancredi alla scoperta dell’Europa”
Palazzo Barolo, via Corte d’Appello 20, Torino; tel. 011/2636111 –  www.operabarolo.it
Fino al 3 giugno
Orari: mart. – ven. 10/12,30 – 15/18,30; sab. 15/18,30; dom. 10/12,30 – 15/18,30