CHANCE ART GALLERY, presenta "INSIDE NAPOLI NAPOLI INSIDE", a cura di Laura Fusco: 13 dicembre 2012 – 31 gennaio 2013.
Opening 13 dicembre 2012 ore 18.30
ELIO WASCHIMPS: “I mamozi”
ANTONIO NOCERA: “La bella ‘mbriana”
LELLO ESPOSITO : “Pulcinella bendato”
GIOVANNI DE ANGELIS : “Incubo Napoletano”
Napoli o la si ama o la si odia, o la si accetta così com’è o la si rifiuta. Non ci possono essere mezze misure. Se ci fosse una capitale dell'anima, a metà strada tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra ordine e caos, avrebbe sede qui. Napoli risorge instancabilmente dalle sue stesse macerie, è humus per la creatività.
Per la sua posizione nel cuore del Mediterraneo, è stata il crocevia di traffici e commerci, ma anche di culture e civiltà diverse, come quelle araba, francese e spagnola, che hanno soggiornato all’ombra del Vesuvio forgiando il carattere dei napoletani. Anche la lingua napoletana ne porta i segni, tant’è vero che alcuni vocaboli sono uguali ai termini arabi, francesi e spagnoli.
Napoli è una città sempre viva anche se sepolta dai rifiuti ed umiliata dalla criminalità. Una città con forti valori simbolici, pervasa di una solitudine malinconica, illuminata da fantasia e genialità. Tutto è bello, ma anche terribile, niente funziona bene ma tutto è possibile. Napoli è un ossimoro dove il paradiso e l’inferno si toccano. Una grande città di luci e tenebre, di alti e bassi, di miseria e nobiltà, di amori solari e sconfinate malinconie, di passioni struggenti e di ardenti rancori, di incredibili generosità e di penose furberie, di doppio gioco fra superstizione e religione, fra tradizione e modernità. “Non è vero, ma ci credo”: in una frase, un concetto e il suo contrario.
Napoli ha tanti figli sparsi per il mondo che custodiscono i suoi segreti più intimi, testimoniano le sue più aspre contraddizioni e declamano i suoi incanti. Quest’insieme di emozioni, atmosfere, ricordi e poesia diventa repertorio popolare di una napoletanità autentica e rituale che continua a raccontarsi attraverso le sue icone mai dimenticate di Pulcinella, della bella ‘mbriana, San Gennaro, il Vesuvio o i famigerati “bastimenti”, carichi di disperazione e di nostalgia, di ansia di riscatto e di antica dignità.
Chance art gallery presenta con la mostra INSIDE NAPOLI NAPOLI INSIDE quattro artisti napoletani, di diverse generazioni, che in questa città sono nati e vissuti. Qualcuno l’ha lasciata per sempre, altri vi hanno fatto ritorno. Tutti però l’hanno conservata dentro di sé e continuano a rivelarla nei gesti quotidiani. Ognuno di loro, con linguaggi artistici differenti, ne racconta i vizi e le virtù, i tic e i tabù.
ELIO WASCHIMPS: “I mamozi”
Elio Waschimps è nato nel 1932 a Napoli dove vive e lavora .
Da sempre legato alla sua città, è presente in mostra con alcune tele della serie dei "Mamozi", figure umane che finiscono con l'assomigliare sempre più a maschere della quotidianità, "fantocci" dei ruoli che ogni giorno siamo costretti a impersonare nella vita di ogni giorno. Queste opere rimandano anche alla visione infantile della rappresentazione dell’uomo.
Il Mamozio è un personaggio immaginario nato a Pozzuoli. La sua nascita è legata al ritrovamento, nel ‘700, di una statua romana acefala del console romano Lolliano Mavorzio, a cui, nel restauro, fu applicata una testa molto sproporzionata rispetto al corpo. La statua, collocata nella piazza del mercato, veniva chiamata dal popolo con il nome di "santo Mamozio" che divenne il protettore dei verdummari (gli ortolani) del luogo che gli rivolgevano suppliche e pare anche che gli lanciassero, quando la stagione era propizia, offerte di fichi e pomodori.
ANTONIO NOCERA: “La bella ‘mbriana”
Antonio Nocera è nato a Caivano (NA) nel 1949. Vive e lavora tra Roma e Montecarlo.
L’indagine originaria della produzione di Nocera è la realtà quotidiana degli esseri umani: ombre che si defilano lungo i vicoli, presenze labili di un mondo di esclusi che fluttua nello spazio. La sua visione figurativa trae ispirazione dalla più silenziosa e dimessa realtà di Napoli, dai muri antichi dei suoi vicoli e dai suoi personaggi simbolo che ne interpretano la complessità umana e civile. Il suo rapporto con Napoli, città amata quanto odiata, è sempre presente. La sua napoletanità nasce proprio dalle sue drammatiche lacerazioni.
In mostra, insieme a Pulcinella, soggetto lungamente indagato fino alla sua totale decontestualizzazione e smaterializzazione, sarà presente un'altra figura della tradizione popolare: la bella ‘mbriana.
La bella 'mbriana, nella credenza popolare, è lo spirito della casa. Bella e impalpabile regna, controlla e consiglia gli abitanti proteggendo la serenità familiare. Spesso la si vede camminare sui concioni dei palazzi vestita di bianco ma dentro casa bisogna sempre lasciarle una sedia libera, perché potrebbe entrare e sedersi a riposare.
LELLO ESPOSITO : “Pulcinella bendato”
Lello Esposito è nato a Napoli nel 1957. Lavora tra Napoli e New York.
Scultore e pittore lavora su Napoli attraverso i suoi archetipi e i suoi simboli: Pulcinella, l’uovo, il teschio, il vulcano, il cavallo, San Gennaro e il corno in tutte le loro possibili metamorfosi. In questa occasione propone i suoi Pulcinella bendati. Esposito con queste maschere prive di occhi, sembra voler proteggere anche il testimone più spietato della napoletanità dalla vista della contemporaneità.
La maschera di Pulcinella incarna la plebe napoletana, l'uomo semplice, che nella scala sociale occupa l’ultimo posto, e che, conscio dei propri problemi, riesce sempre a venirne fuori con un sorriso. E’ prodotto di un’ambiguità, maschio e femmina, vivo e morto, sciocco e intelligente, insidiosamente servile e senza limiti superbo, irriverente e cortigiano, a volte ottuso a volte furbo (Giorgio Bocca). Pulcinella è la maschera più diffusa nel mondo. E stato esportato da artisti italiani emigrati secoli fa in Inghilterra, dove si è trasformata in Mr. Punch, in Francia (Polichinelle), in Russia (Petruska), Spagna (Don Cristobal), Olanda (Punk), Germania (Kaspar). La sua stessa voce “stridula” che parla tante lingue diverse.
GIOVANNI DE ANGELIS : “Incubo Napoletano”
Giovanni De Angelis è nato a Napoli nel 1969. Vive e lavora a Roma dal 1992.
Dal suo sguardo su Napoli e dalla collaborazione con il musicista Salvio Vassallo nasce l’installazione “Incubo Napoletano”. L’opera sarà esposta per la prima volta alla ChanceArtGallery con immagini del tesoro di San Gennaro accompagnate da un brano tratto dal cd, di prossima uscita, “Il tesoro di San Gennaro”. Un’esplosione di sentimenti contrastanti e convulsi sulla sua città, incubatrice di passioni, emozioni, difficoltà. Immagini accompagnate da “un'elettronica calda come sciara di vulcano e affilata, chirurgica come laser che scompone il ritmo alla radice, lo offre come essenza e beat-distillato della narrazione, sempre presente, sempre calamita per il filo dell'attenzione e dell'ascolto.”
San Gennaro è il Santo protettore di Napoli. E’ da sempre al centro di un grandioso fenomeno di religiosità popolare e di un radicatissimo culto, tale da non avere uguali al mondo. Il tesoro di San Gennaro è costituito da straordinari capolavori raccolti in sette secoli di donazioni di papi, re, imperatori, regnanti, uomini illustri, gente comune. Fa parte di una collezione unica e intatta grazie alla Deputazione della Cappella di San Gennaro, antica istituzione laica ancora esistente, nata nel 1527 per un voto della città di Napoli.